Quante volte abbiano fotografato il Foro Romano ed abbiamo colto almeno una volta sullo sfondo la cupola della Chiesa dei Santi Luca e Martina.
A pensare che migliaia di persone ogni giorno sfiorano questa chiesa salendo al Campidoglio dal foro ma in pochi la ammirano.
È il capolavoro di Pietro da Cortona che oltre ad essere un bravo pittore era un eccezionale architetto. Le sue architetture sono estremamente rappresentative del gusto di quell’epoca. E questo tempio nella sua struttura racchiude i motivi più intensi del Barocco.
Diverso da Borromini che si concentrava sui minimi dettagli decorativi, Pietro da Cortona ragiona essenzialmente sullo spazio, lo modella attraverso il disegno e con raffinatezza distribuisce muri, colonne e paraste in posizioni strategiche.
La pianta di questa chiesa, dall’interno sembra una classica pianta a croce greca con la cupola al centro quattro bracci laterali. In realtà i muri sembrano fluire senza interruzioni in un percorso continuo e sinuoso.
Il segreto sta nella profondità delle quattro absidi.
Quelle del portale e dell’altare maggiore sono regolari, mentre quelle laterali risultano schiacciate, un piccolo espediente che riduce la spinta verso l’esterno rafforza la presenza di colonne e paraste che smussano gli angoli tra le cappelle. In sostanza siamo proiettati verso il centro con lo sguardo all’altare Maggiore.
L’architetto ha voluto scoraggiare l’ingresso dei fedeli nei quattro bracci che avrebbe fatto perdere l’unitarietà allo spazio. Potrebbero sembrare considerazioni astruse, eppure sono il frutto dello studio dei vari progetti elaborati dal Cortona.
Egli ha la possibilità, rarissima, di costruire la chiesa seguendo soltanto le sue idee senza alcuna interferenza dall’esterno. Questo privilegio gli deriva dal fatto che si trova ad essere committente di sé stesso.
Prima convince il pontefice a concedergli di iniziare la realizzazione della cripta della Santa Martina nel luogo dove 1000 anni prima si trovava una chiesa a lei dedicata.
Poi, una volta trovate in quel luogo le reliquie della santa martire ottiene il coinvolgimento pieno di Papa Urbano VIII che finanzia la realizzazione della Chiesa e ne affida la gestione all’Accademia di San Luca della quale nel frattempo il Cortona è diventato Principe.
Dalla superficie emergono nei disegni dell’architettura le modanature, le colonne e tutti i dettagli illuminati da fonti nascoste poste soprattutto sulla cupola centrale.
L’architetto ha saputo usare la luce con originalità per sostenere il suo intento.
Forse non sarà un caso, che la festa liturgica della luce, la candelora, per secoli ha visto nella chiesa dei santi Luca e Martina una sede privilegiata.