Proseguono i tristi primati della sanità pubblica ligure: i numeri stilati da Fondazione Gimbe fotografano una situazione bloccata e stagnante dopo l’emergenza pandemica. Pronta però la replica di Alisa che accusa: “i numeri riportati sono parziali”.
Ancora difficoltà per l’ambito sanitario in Liguria sul settore recupero delle prestazioni saltate nel periodo covid, un dato che però mette in allarme perché sono appena il 14% gli interventi chirurgici che sono stati recuperati. Una percentuale troppo bassa che classifica la Liguria come la peggiore regione d’Italia nel settore.
Questo il dato che emerge dal report della Fondazione Gimbe che ha analizzato i dati del ministero della Salute contenuti nel Rapporto sul Coordinamento della Finanza Pubblica della Corte dei Conti. Le prestazioni prioritarie indicate nel rapporto si riferiscono a: interventi e ricoveri programmati, screening oncologici e prestazioni ambulatoriali. Sul piano nazionale emerge che in Italia è stato recuperato solo il 65% su 20,3 milioni di prestazioni arretrate.
Interventi bloccati dal covid in Liguria: le dichiarazioni del presidente della Fondazione
“Nessuna regione ha raggiunto per tutte le prestazioni le quote di recupero previste dai Por, il Piano operativo regionale. I risultati evidenziano un’ampia variabilità nei livelli di performance sia tra le varie Regioni sia all’interno della stessa tra le diverse tipologie di prestazioni – ha detto il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta – Pur trattandosi di tipologie differenti di prestazioni questa classifica vede sul podio Toscana (99%), Provincia autonoma di Trento (95%) ed Emilia Romagna (91%)”.
I numeri riguardo gli interventi programmati
Andando nel dettaglio, la prima categoria prioritaria si riferisce ai ricoveri per interventi chirurgici programmati, secondo cui le le Regioni – ha riportato la Fondazione – hanno inserito nei Por oltre 512 mila ricoveri da recuperare per le quali il Ministero riporta un recupero di 338 mila, cioè pari al 66%. Evidente però il divario tra le regioni con il Piemonte che ne recupera il 92% mentre la Liguria solo il 14%.
Gli screening oncologici
Un dato negativo anche riguardo la seconda categoria, gli inviti agli screening oncologici: sono circa 5 milioni gli inviti da recuperare in tutta Italia e quasi 2,84 milioni le prestazioni. Recuperati in totale circa l’82% degli inviti e il 67% di prestazioni ma anche in questo caso abissali le differenze in ambito regionale. Se Piemonte, Trento e Toscana sfiorano il 100% di recupero per Calabria e Lazio si arriva solo al 9% e la Liguria si colloca invece quintultima nella classifica con il 20%. Positivo invece il dato riferito alle prestazioni di screening oncologico effettuate che in Liguria è pari all’80% mentre la media nazionale si attesta intorno al 67%; ottima anche la percentuale del finanziamento rendicontato rispetto a quello assegnato che si attesta al 100%, anche in questo caso al di sopra della media nazionale ferma al 69%.
Prestazioni ambulatoriali
Infine le prestazioni ambulatoriali, cioè l’ultima categoria prioritaria stabilita dal Ministero, sarebbero circa 11,9 milioni e la stima dei recuperi si attesta intorno al 57%, anche in questa classifica Toscana, Trento e Valle d’Aosta in testa quasi al 100% mentre in coda la Campania con il 7%. Per la Liguria in questo caso la posizione è 14esima con il 36% dei recuperi effettuati.
Interventi bloccati dal covid in Liguria, arriva la replica di Alisa “numeri parziali”
Dopo questo rapporto però arriva la dura replica di Alisa che afferma che i dati riportati dal Ministero sono parziali e non fotografano coerentemente la situazione della regione Liguria.
“Nel rapporto della fondazione infatti i dati fanno riferimento soltanto al recupero di prestazioni collegate alla legge 234 del 2021 per il piano di recupero delle liste d’attesa, senza considerare le prestazioni effettuate attraverso altri finanziamenti. Nei grafici pubblicati da Gimbe vengono prese in considerazione le prestazioni aggiuntive effettuate attraverso i fondi previsti da quella norma e ammontano a circa 13 milioni di euro. Si tratta di 6000 interventi chirurgici, 160 mila prestazioni ambulatoriali e 60 mila prestazioni di screening. Appare inoltre chiaro che le altre regioni abbiano invece trasmesso i dati totali delle prestazioni aggiuntive, non solo quelli legati alla legge 234.”
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