L’intervista a Dolly Alderton è stata un’esperienza arricchente e piena.
Se il suo libro “Sparire quasi del tutto” mi aveva ammaliata, lei mi ha conquistata completamente.
La tematica del ghosting da sempre mi affascina ed è più attuale che mai. Il libro, intenso e avvincente così come questo incontro, non manca di offrire opportunità riflessive importanti.
Parlare con Dolly Alderton è stato come parlare con una persona conosciuta da tempo. Una di quelle frizzanti, divertenti e ironiche, ma nel contempo profonde. La sua personalità rispecchia i suoi romanzi.
Il libro non è ispirato alla sua storia, come invece lo era il precedente, ma lei stessa racconta di essere stata “ghostata” varie volte.
Sgrana gli occhi limpidi, un’esplosione di emozioni e condivisione nel raccontare questo fenomeno della sparizione improvvisa senza dare spiegazioni.
Gli altri sono considerati come degli avatar e non come persone reali; quindi le situazioni sentimentali diventano delle esperienze da vivere con un click. La persona si accende e poi la si spegne, schiacciando un fantomatico tasto “off”.
“Hai mai ghostato”?
“No, preferisco piuttosto dire una bugia, ma sparire nel nulla, mai”.
I tempi che cambiano, la maternità vissuta spesso in tempi più maturi, l’amicizia che può diventare un porto sicuro. E la consapevolezza femminile nelle relazioni, che è sempre più strutturata.
È intensa, empatica, di rara sensibilità mentre racconta i sentimenti, il lieto fine – che attende con impazienza – e i progetti per il futuro: un nuovo romanzo, ma questa volta sulle rotture. Quelle dichiarate, quelle attraversate dolorosamente.
E l’esperienza che rimane non è quella di un incontro formale o di un’intervista, piuttosto un aperitivo con un’amica, una di quelle alle quali racconteresti i tuoi pensieri quando sai di poter essere ascoltata con attenzione e che ti osserva con un’espressione tersa, genuina.
Una di quelle amiche che no, di certo non ghosteresti mai.
Dolly Alderton, assolutamente una di noi.