Durante un’intervista, il deus ex macchina Dither Craf, aka Raffaele Cerroni, alla domanda su quale fosse la recensione che si avvicinasse maggiormente alla loro idea di musica, rispose con un eloquente “Nessuna“.
Attivi dalla fine degli anni ’80, tentarono (riuscendo egregiamente!) di unire la sperimentazione del decennio precedente, all’avanguardia sofisticata che guardava volentieri alle tematiche dei movimenti DADA e Fluxus.
Performances, costumi di scena ed una buona padronanza musicale fecero immediatamente notare la band.
“Dicer’s Oath” è l’esordio a 33 giri, uscito per la loro label “Atropina Manufactory”.
Un vinile rosso in edizione limitata e numerata di 1000 copie, con una cover diversa per ogni album, un lavoro veramente di spessore, caratterizzato dall’ironia.
Sì, perché a cominciare dall’iniziale “Eve and the plastic apple“, proseguendo con la terza traccia “Blind Oculist” – titolo anche di un loro tour – per giungere ad “Enobrac” (leggetela al contrario), utilizzando strumenti giocattolo, con un componente della band chiamato Yoshiro Fuciroci, viene fortemente il sospetto che si possa trattare di una gigantesca super cazzola, citando il mitico “Amici miei” …
Poi, però, c’è la musica … e qui chapeau! Eh sì, oltre alle grandi doti canore eclettiche di Cerroni, musicalmente parlando, qui siamo ad un livello superiore, dove la tromba di Rinaldo Gentile, le tastiere di J. Weber e le performances (andate a vedervi i video) di Gervy Costa, creano un viaggio sonoro sperimentale, ammaliante ed intrigante, dal quale sarà difficile non alienarsi.
L’ensemble romano, ha assimilato bene le lezioni a scuola sul Futurismo, qui rivisitato ed aggiornato grazie al genio sregolato del frontman che è anche pittore e scrittore, un artista a tutto tondo… e se alla fine tutto potrebbe sembrare una gigantesca burla… beh…ben venga ugualmente!