Alta Val Prino. Come dire l’entroterra di Imperia, l’antica “Vallis Aurea” dove le colline sono coperte di olivi, e più in alto ci sono gli olivi, e i piccoli sparsi borghi sono immersi negli olivi, e poi ancora un po’ di olivi…
Valloria è una frazione del comune di Prelà, ha un passato storico di feudo dei Grimaldi, poi dei Doria e infine dei Savoia (non ha mai fatto parte della Repubblica di Genova) e va bene se i suoi residenti arrivano a cinquanta; ma forse sono di meno.
Non tutti impegnati nell’olivicoltura e nel commercio – con punti vendita ben visibili – di olio e prodotti olivicoli, naturalmente; c’è anche, ad esempio, un piacevolissimo ristorante e un panoramico agriturismo.
Nelle giuste stagioni di vacanza il piccolo borgo sulla collina, bene esposto al sole e un poco scosceso (ma poco), si anima e si affolla.
Perché come diceva uno slogan che voleva spiegare in poche parole lo spirito di accoglienza dei valloriani “a Valloria fai baldoria“.
In realtà questo piccolo paese a circa 400 metri sul livello del mare dagli anni Novanta del secolo scorso è apprezzato anche nei periodi di minor afflusso turistico, quelli senza sagre e senza musiche, grazie a una simpatica iniziativa artistica dell’associazione Amici di Valloria, che hanno invitato diversi artisti internazionali a venire a Valloria per decorare e dipingere le porte delle case del paese, con soggetti liberi e legati all’ambiente.
L’idea è piaciuta sia agli artisti sia agli abitanti sia ai turisti, e insomma ora Valloria è una pinacoteca a cielo aperto visitabile gratuitamente; sono più di centocinquanta le “porte dipinte” che colorano e animano i caruggi che salgono e scendono tra le case del paese.
Ogni porta dipinta è accompagnata da una targa che riporta il nome dell’autore, l’anno di realizzazione, il soggetto dipinto (che a volte è immediato comprendere, altre volte meno; la fantasia degli artisti non ha limitazioni).
C’è un percorso consigliato, anche se ciascuno può sentirsi libero di bighellonare su e giù per vicoli e scalette a proprio piacimento; facendo comunque sempre riferimento alla “piazza principale”, al secolo Piazza Vittorio Emanuele, dove si trovano la chiesa parrocchiale dei Santi Gervasio e Protasio oggi in veste barocca tardo seicentesca, l’ex oratorio di Santa Croce che oggi ospita il Museo delle Cose Dimenticate e la vasca con fontana che ricorda il vecchio acquedotto che nel 1715 portò finalmente l’acqua potabile al paese, che trovandosi su uno sperone roccioso proteso verso valle non è e non può essere ricco di acqua; e la raccolta e conservazione dell’acqua piovana non garantiva un approvvigionamento sempre sufficiente né tantomeno igienicamente sano
Il piccolo ricco museo espone alla curiosità dei giovani e ai ricordi dei meno giovani una serie di oggetti di uso casalingo e lavorativo, alcuni veramente “dimenticati”: non stranissimi sono magari i ferri da stiro ante-elettricità e le botti, decisamente inusuali possono essere il “telefono a bauletto” che fa pensare alle trincee della prima guerra mondiale, lo strumento musicale a tastiera chiamato “ripercussia” e la “carta annonaria supplementare per pane o farina di granoturco” dell’estate 1945, o il foglio dell’Azione di L.it. Cento al portatore del Consorzio Teleferico di Valloria Marittima del 20-X-927 Anno V.
Per farsi aprire e visitare il Museo la cosa migliore direi che è rivolgersi al ristorante, lì sulla piazza.
Chi dopo aver visitato il museo e osservato e fotografato le porte dipinte avesse ancora voglia di farsi due passi potrebbe salire in non più di dieci minuti al poggio molto panoramico della chiesetta di San Giuseppe dall’elegante colorata facciata barocca. Da lassù si vede il mare di Imperia al fondo del “mare di olivi” della Val Prino.
Il sito valloria.it è un po’ datato ma è una efficiente fonte di informazioni su Valloria.
Al sito si accompagna la pagina Facebook “fans Valloria il paese delle porte dipinte” che ha più di mille membri.
Ti può interessare leggere anche
Il Museo della Lavanda di Carpasio è tornato a vivere