Secondo l’ultimo rapporto ISPRA (Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), il 39% degli abitanti di Genova risiede in territori a rischio alluvione. Tra i circa 228 mila cittadini in questione, inoltre, oltre 48 mila vivono in aree a rischio ancor più elevato.
Ma cosa vuol dire esattamente vivere nella cosiddetta “fascia rossa”? Significa rischiare seriamente di essere colpita da almeno una calamità di natura idrogeologica ogni cinquanta anni.
Parlando di questa superficie in maniera più approfondita, gli studi condotti dagli esperti che hanno realizzato il più recente rapporto ISPRA mostrano che circa l’11,3% dell’area appartenente alla città metropolitana di Genova, pari a ben 27 km quadrati, è a serio rischio inondazione.
Ciò vuol dire che 37.960 edifici, residenziali, commerciali e amministrativi, potrebbero essere colpiti da una bomba d’acqua e fango proprio come capitato allo straziato territorio romagnolo negli ultimi giorni.
Le strategie in atto e in programma di prevenzione a Genova
Per limitare i danni e prevenire una tragedia, le amministrazioni pubbliche hanno realizzato in passato opere come la nuova copertura della zona della Foce e lo scolmatore del Fereggiano nel 2019, abbassando notevolmente la fascia di rischio a Brignole e nei quartieri ad affaccio sul mare.
Interventi simili sono stati avviati anche in altre aree della città, primo fra tutti lo scolmatore del Bisagno, i cui lavori si sono però arenati.
Completare e attivare questa necessaria opera ingegneristica permetterebbe di scaricare in mare circa 450 metri cubi di acqua al secondo, riducendo sensibilmente la probabilità di alluvioni in un’area enorme e fortemente abitata.
Nonostante i lavori veri e propri stiano continuando sulla carta con un team di un centinaio di operai regolarmente pagati, di fatto il cantiere è infatti fermo senza alcuna prospettiva di riapertura a breve. Vincitore dell’appalto era stato, nel 2020, il consorzio ReseArch ma, a quanto pare, un’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Salerno contro lo stesso gruppo incaricato dei lavori ha fermato ogni attività e bloccato nuovi investimenti. Il tutto a tempo indeterminato, in attesa della sentenza definitiva del secondo ricorso che, come annunciato da Giacomo Giampedrone, assessore regionale alla Protezione Civile, deve appunto ancora arrivare.
Tempi ancora troppi lunghi
In seguito alla prima interdittiva, il ricorso del gruppo vincitore dell’appalto era stato infatti accolto e contratti e sopralluoghi avevano riottenuto validità.
Stando agli atti, il Tribunale di Salerno ha però rigettato la sentenza, provocando un nuovo arresto dei lavori e un nuovo ricorso. Per ovviare al ritardo, un equipe di studiosi ed ingegneri ha poi messo a punto una strategia alternativa basata sull’utilizzo di talpa meccanica e approvata dai commissari regionali e dal Presidente di Regione Giovanni Toti lo scorso agosto 2022. A quanto parrebbe, tuttavia, per permettere l’attuazione del nuovo piano in piena sicurezza e operatività, bisognerà aspettare quantomeno il prossimo autunno.
Ad ogni modo, la realizzazione dello scolmatore del Bisagno rappresenterebbe sicuramente un fondamentale passo in avanti per la città di Genova e per i suoi cittadini, riuscendo perfino a disattivare il pericolo esondazione di quei torrenti sotterranei di dimensione minore quali il Rovare a San Fruttuoso, il Vernazza a Sturla e il Veilino a Staglieno.
La burocrazia e altre questioni umane, però, continuano a rallentare questo necessario e urgente processo di salvaguardia del territorio e dei suoi abitanti.
Il tempo ormai scarseggia e il rischio di calamità naturali aumenta di giorno in giorno, proprio come dimostrato dai nubifragi in Emilia, Marche e ad Ischia. Per questo motivo, come sottolineato anche dall’ultimo rapporto ISTRA, servirebbe agire quanto prima per evitare l’irreparabile, specie in una Regione con una conformazione geografica tanto affascinante quanto problematica.