Castello di Giulio II
Ostia

Gregoriopoli, sant’Aurea e il Castello di Giulio II (seconda parte)

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Mentre il borgo di Gregoriopoli si sviluppava attorno al castello di Giulio II, di Ostium, di Ostia Tiberina oramai abbandonata, si cominciò a perdere ogni traccia visibile, ad eccezion fatta per il Capitolium, l’unica struttura che per la sua mole e altezza è rimasta sempre parzialmente riconoscibile fino al tardo Ottocento. 

Infatti l’intero sito archeologico rimase totalmente insabbiato e interrato dallo spostamento della linea di costa lasciato in mano ai pastori che avevano finito per trasformare la sede del governo locale in ovile che fu chiamato: “Casina rossa” in virtù de laterizi colorati visibili (ancora oggi) in piccola parte all’interno di quello che secoli prima era stato il maggior edificio pubblico della città antica. 

Ma il castello non aveva solo funzioni difensive bensì anche quelle di una residenza signorile, alternativa e privilegiata per il vescovo titolare che soprattutto d’estate la preferiva all’episcopio di Sant’Aurea. Per questa ragione la rocca venne dotata di una serie di ricercatezze architettoniche e spaziali ancora apprezzabili.  

Alla metà del cinquecento due episodi segnarono il declino della struttura.

Nel 1556 l’assedio di Roma e Ostia da parte dello spagnolo Duca di Alba durante la guerra contro papa Paolo IV, e l’anno seguente 1557 un’alluvione devastante che provocò la fuoriuscita del Tevere dal suo letto con lo spostamento del corso d’acqua due chilometri più a nord, dove ricade a tutt’oggi . 

E con il mutare più a Nord-Ovest del corso del fiume decadde definitivamente la funzione strategica del castello.

Le fonti storiche sono concordi nel sostenere che l’attuale edificio sorga sull’antico sito della basilica paleocristiana fatta demolire da Giuliano della Rovere per la sua ricostruzione in contemporanea con la rocca nel 1485.

Fu una decisione presa d’autorità nonostante a finire in rovina furono anche i freschi restauri promossi dal cardinale d’Estouteville in occasione del Giubileo del 1475. 

Di grande originalità per il contesto architettonico è il richiamo stilistico della cattedrale di Sant’Aurea all’antichità classica e alle sue espressioni trionfanti. Ciò nonostante la chiesa nasce come una costruzione semplice, dai volumi ben distribuiti e ben ordinati.

Il rosso dei mattoni contrasta volutamente con il candore del travertino usato per le paraste, decorate alla base con armi e oggetti legati alla guerra e al mondo eroico che vanno interpretati come simboli del trionfo del cristianesimo sul paganesimo. 

Ma approfondiremo il tema nella prossima puntata. 

Continua…  

BIBLIOGRAFIA 

– G. Calza, Giovanni Becatti, Italo Gismondi, Guglielmo De Angelis d’Ossat, Herbert Bloch, Scavi di Ostia I, Topografia generale, 1953, Roma; 

– F. Coarelli, Il castrum di Ostia, in Storia di Roma I, 1988, pag. 136 e ss. . – R. Meiggs, Roman Ostia, Oxford, 1973; 

– Giovanni De Nisi, Ostia Lido di Roma. Sintesi storica dal 630 a.C. al 1982, 1983, Roma; 

– Stefano Lesti, Ostium e Portus dall’età moderna all’età moderna, I.M.FO. Editore (2019);

– Sandro Lorenzatti, Storia Ambiente Itinerari, Roma, Genius Loci Editore, 2007, Roma; 

– (en) Russel Meiggs, Roman Ostia, 2ed., Oxford, USA, Oxford University Press, 1985, ISBN 978-0-19-814810-4; 

– Carlo Pavolini, Ostia, Laterza, 2006, Bari, ISBN 978-88-420-7784-8. 

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Info Stefano Lesti

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Stefano Lesti, classe 1970, vive e lavora a Roma. Scrittore, giornalista, saggista, poeta e divulgatore storico; dirige giornali e la comunicazione di importanti società sportive nazionali.

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