Carpasio è un piccolo borgo di mezza montagna un po’ nascosto tra i boschi della Valle Argentina, alle spalle di Taggia.
Con il vicino paese di Montalto Ligure condivide l’intelligente merito – almeno io lo considero tale – di essersi unito in un unico comune, da due che erano. Unico caso in Liguria, negli ultimi decenni, di due piccoli comuni che si sono fusi insieme per dar vita a un’entità amministrativa un pochino più grande, che ha preso il nome di Montalto Carpasio.
Di Carpasio ne avevamo già parlato un anno fa, il 17 maggio 2022: “La Resistenza in un museo tra i boschi di Carpasio” e vi siamo tornati pochi giorni fa per partecipare a un piacevolissimo evento culturale,
l’inaugurazione del Museo della Lavanda, rinnovato e riaperto dopo una chiusura di ben sette anni.
La location, come si usa dire, è l’ex l’asilo del paese, una piccola casa nel centro del borgo con molte stanze distribuite su tre piani e con un paio di terrazzini che offrono una bella vista sulla chiesa parrocchiale e sulle verdi colline circostanti;
l’associazione “Felice Lavanda” di Sophie Lucet ha raccolto ed esposto qualche centinaio di oggetti di uso comune a familiare, utensili agricoli e artigianali, alambicchi per la distillazione, libri, dipinti, fotografie in b/n che ricostruendo gli ambienti domestici di una volta raccontano la Carpasio di un tempo, la vita contadina del passato.
Epoche in cui la coltivazione e la distillazione di lavanda erano una attività importante e remunerativa che impegnava tante famiglie; la lavanda carpasina veniva lavorata e distillata e la sua essenza era molto apprezzata in Francia, nelle aziende profumiere di Grasse.
Se il nuovo Museo è così ricco di testimonianze materiali e documentali il merito va anche alle famiglie di Carpasio che hanno offerto all’associazione tutti gli oggetti esposti.
Ampio spazio è stato dato anche alle erbe selvatiche e al loro uso sia in cucina sia per le tinture naturali per l’artigianato tessile. Molto opportunamente, in tale ambito, una sala è stata dedicata alla memoria di Libereso Guglielmi, il giardiniere della famiglia Calvino, botanico di fama internazionale che nell’estremo Ponente Ligure viene ricordato con l’affetto e la stima che si riservano ai veri grandi uomini.
Il Museo della Lavanda c’è e, come dicono gli anglosassoni, “is here to stay“; ma non per rimanere fermo e statico: come ha detto l’assessore alla Cultura di Montalto Carpasio, Antonella Bignone, e come ribadisce il Sindaco Mariano Bianchi nella videointervista, la riapertura del museo vuole essere un primo passo verso la crescita dell’offerta turistica di questo comune con due paesi.
Intenzione dell’amministrazione comunale è anche quella di incentivare la coltivazione di lavanda, che su queste colline a ridosso delle Alpi Liguri cresce spontanea e il museo aiuterà a creare percorsi esperienziali, per le scuole e per gli adulti.
Coltivare la lavanda potrà permettere ai bambini e alle loro famiglie – ma anche ai turisti adulti – di toccare con mano le piante in fiore e sentirne i profumi (il contatto fisico con le foglie e i fiori della lavanda è una sensazione piacevolissima e benefica anche allo spirito) e magari anche imparare come si distilla e scoprire tutti i prodotti che si possono ricavare da questa pianta (commento personale: il miele di lavanda è delizioso).
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