Eh già … l’attesa era davvero lunga, però permetteva di rileggere la storia, carpendo quei dettagli che potevano essere sfuggiti.
C’era l’attesa per il nuovo numero, non era tutto immediato come oggi, che poi è la storia della letteratura: i Tre Moschettieri, uscirono a puntate su certi giornali come romanzo d’appendice. La primissima edizione del “Miglio verde” era a puntate, anche se poi ottenne un enorme successo con il film.
Anche Dickens pubblicò romanzi a puntate: si dice che a Boston la gente si accavalcava sulla banchina del porto, per aspettare l’arrivo della nave con le nuove puntate dei suoi romanzi. La calca era sempre eccessiva, e alcune persone caddero in mare altre, addirittura, perirono. Con Zagor non sarà successo, però noi ragazzi aspettavamo l’inizio del mese per il nuovo episodio…era elettrizzante.
Hai quindi realizzato il tuo sogno, di diventare come “Guido Nolitta”. Qual è la storia che avresti voluto scrivere tu?
Io sono rimasto molto colpito da “La casa del terrore“, la scena di Priscilla Stanford alla finestra, ha rappresentato il mio incubo più ricorrente.
È successo a tanti! La cosa singolare è che “La casa del terrore“, doveva essere una storia comica. L’intento di Nolitta era di fare una parodia di Gianni e Pinotto, con Cico e Bat Butterton che assomigliano molto fisicamente, agli attori americani. Il suo intento, era quello di coniugare la paura e la comicità, come quando Zagor incontra e lotta contro il vampiro, mentre quando si avvicina a Cico, che si stava facendo una frittata con l’aglio, è il panciuto messicano che lo spaventa. Quella dell’ironia, era una sua grande dote.
Alla fine il fantasma di Priscilla non c’è, era una truffa, che Zagor smaschera.
Ferri, in una intervista, rivelò che per la casa, si ispirò ad una villa vicino a Recco, dove il maestro viveva.
Sì, Ferri raccontava questo ed era una sua consuetudine il prendere spunto dall’ambiente che lo circondava. Ricordo di una storia, “Il giorno del giudizio“, ambientata in Cile durante il terremoto del 1835 ed il susseguente tsunami, uno dei maggiori che l’umanità ricordi, che distrusse la città di Concepcion, reso altresì famoso per la testimonianza di Darwin, che era in un’isola vicina e assistette alla catastrofe, documentandolo nei suoi diari.
Quando Gianni Sedioli, dovette fare la Prefettura di Concepcion, non sapeva come fare, non vi erano foto ed era andato tutto distrutto, andò cosi al catasto del Comune di Ravenna, dove abitava, e prese a modello un edificio che secondo lui poteva ricordare la struttura sud americana, mettendola nella storia per poi farla crollare.
Questo è un albo particolare, perché sono specificati anno, mese, giorno ed addirittura l’ora, nella quale Zagor si trova in un luogo, ed è l’unica volta che accade.
Ho recentemente incontrato Emanuele Taglietti, grandissimo copertinista di Zora, Belzeba, Cimiteria, Fata Turchina etc., il quale mi diceva che non firmavano le copertine per paura della censura. È mai successo qualcosa di simile a Zagor?
Innanzitutto mi fa piacere ricordare Emanuele, grande copertinista di queste testate erotiche degli anni 70/80, con il quale anche io ho collaborato recentemente, con un’iniziativa di seguiti delle testate di Renzo Barbieri, dello Squalo etc., che si trovano nelle fiere, una sorta di puntata successiva all’ultimo numero, di poche pagine, una ventina, e ne ho fatti due, uno era Fata Turchina con copertina di Taglietti.
Capisco che lui aveva anche un altro lavoro, faceva le scenografie per il cinema (ha lavorato anche con Fellini ndr), forse addirittura insegnava, facendo copertine erotiche, magari non aveva piacere di firmarle, ad ogni modo no, per Zagor non ci sono mai stati problemi, Ferri ha sempre siglato le sue copertine.
Con Tex, invece ci sono stati problemi di censura, ce ne vuoi parlare?
Con Tex ci sono stati dei problemi ma erano anni diversi e motivi diversi, e comunque non per la copertina. Tex è un fumetto del ’48, aveva un linguaggio diciamo “audace”, molto colorito, da uomo rude del West. Poi ci poteva essere la messicana col decolté un po’ accentuato, oppure una ragazza che usava la pistola.
Diciamo che persona di una determinata corrente politica con un certo moralismo e un certo bigottismo, fece una proposta di legge, ritenendo che dopo avere letto e visto queste scene, i ragazzi potessero esserne turbati, volevano quindi mettere una censura preventiva sui fumetti, dicendo che ogni volta che si stampava una albo, occorreva mandarlo a Roma e una commissione, lo avrebbe visionato. Questo voleva dire bloccare le uscite, quindi, prima ancora che la legge vedesse la luce, gli editori decisero di auto censurarsi. Tex ebbe quindi un linguaggio meno rude, e le indianine erano un po’ più coperte…
Il problema si propose quando si ristamparono le storie vecchie, bisognava quindi provvedere a tutte le varie correzioni sia nel linguaggio che nell’abbigliamento.
Zagor, che è arrivato negli anni ’60, non fu investito da queste problematiche, anzi siamo riusciti a farlo andare a letto con una ragazza, si è visto un seno nudo e addirittura su una mia storia, egli affronta il tema dell’omosessualità, intervenendo a favore di due giovani che si amano, contro il padre di uno di questi che voleva fare uccidere il figlio.
A proposito del tema dell’omosessualità, ho recentemente letto un articolo dove si diceva che in Batman, Robin fu epurato perché iniziavano a circolare voci su una loro presunta omosessualità. Zagor, ha mai avuto problemi di questo genere con Cico?
No, per fortuna nessun problema! Anzi una volta feci una battuta sul suo nome indiano; visto che erano sempre lui e Cico, invece di Te-nay, lo chiamai Te-gay.
Non ci sarebbe assolutamente nulla di male, ma le storie dimostrano che Zagor è eterosessuale come Cico, ma questo non è un merito. Diciamo che la vita sessuale di Zagor non era neppure presa in considerazione, Sergio raccontava che andava al cinema a vedere i “westerns” e quando c’era qualche scena romantica, il pubblico fischiava, perché voleva solo sparatorie e duelli!
Proprio in una storia recente, Zagor si innamora di una ragazza, Jennifer, che alla fine sarà uccisa da banditi, per vendicarsi dello spirito con la scure.
Finale commovente, con questa che muore tra le sue braccia, la storia ha commosso tutti i lettori, imbufaliti perché ho ucciso Jennifer, ma lei è stata uccisa da Sergio Bonelli, non da me, perché non voleva che Zagor avesse legami in quanto questo lo avrebbe reso vulnerabile. Quindi lui avrà le sue avventure, ma mai un legame fisso, oppure un figlio, al fine di non renderlo attaccabile.
Quello dei nemici, è sempre stato un punto di forza delle sue storie. Qual è il tuo nemico preferito e perché?
Il mio nemico preferito è il Professor Hellingen, che è l’incarnazione del Mad Doctor, lo scienziato pazzo, anche perché costruiva questi macchinari tipo il robot Titan alto dodici metri, sommergibili, missili ed altro.
Quando fu sceneggiato da altri grandissimi come Tiziano Sclavi o Mauro Boselli, anche per lasciare una loro impronta, lo hanno trasformato in un personaggio diverso rispetto a quello di Nolitta.
Quello di Sclavi è pieno di sogni onirici, di visioni, non è più il Mad Doctor che costruisce macchinari tecnologici, oppure quello di Boselli che si allea con un’entità demoniaca, quindi il soggetto originale venne contaminato.
Quando toccò a me, feci in modo di riportarlo all’originale. Infatti oggi lui è in prigione. Zagor non è a conoscenza di questo perché il governo/i militari vogliono sfruttare le sue potenzialità, ma noi lettori, sappiamo che è vivo.
Come mai sono usciti solo tre numeri degli “Zagoroni” (il formato gigante reso celebre da Tex ndr)?
Questo formato riguardò tutte le testate Bonelli da Martyn Mystere a Nathan Never. Tutte hanno chiuso tranne il Texone, che ha dei numeri da paura. Zagor arrivò per ultimo a questo formato, perché aspettavamo di festeggiare il cinquantesimo nel 2011. Purtroppo, con i dati di vendita, si è scoperto che con lo stesso sforzo produttivo, il formato classico vendeva il doppio, quindi si è preferito abbandonare questo maxi formato, molto più costoso e difficile da esporre in edicola o in libreria.
L’attualità, ci propone il tuo nuovo sforzo letterario, “Versacci”. Di cosa si tratta? Ce lo vuoi brevemente illustrare?
“Versacci“, è un libro un po’ particolare, si tratta di 365 epigrammi, cioè, uno al giorno, che ho scritto durante il primo lock down, quando proprio non si poteva uscire. L’epigramma è una forma poetica estremamente breve e sintetica, con versi in rima, che può essere molto buffa, oppure può portare alla riflessione .
Un’altra caratteristica, è quella del “Fulmen in clausula”, ovvero, il colpire il lettore con la parte finale, un po’ a sorpresa.
Storicamente vi sono queste due scuole sugli epigrammmi; quella di Catullo, che li faceva riflessivi e romantici, e quella di Marziale, che proponeva epigrammi caustici, mordaci. Ho iniziato a farli, principalmente per passare il tempo, quindi ne pubblicavo uno al giorno con l’obbiettivo di arrivare a cento. La cosa mi piacque, così anche con la fine del lock down ho continuato sino ad arrivare ad uno al giorno per un anno.
Ho letto che sono disponibili in rete i Grandi Classici di Bonelli. Il mio dubbio è che chi usa maggiormente la rete oggi, sono i giovani che, però, non sono amanti dei fumetti. Il lettore tradizionale, secondo te, andrà in rete per leggerli?
Allora, si tratta di un’App che ad un prezzo irrisorio (si può fare un abbonamento mensile oppure annuale) e ti permette di avere una quantità spropositata di fumetti e, soprattutto, di averla sempre sottomano.
È sfogliabile sia pagina per pagina che come singola vignetta, a seconda del supporto utilizzato, il pc oppure il cellulare. Questa, secondo me, è una cosa positiva, non è tanto una questione d’età, prima di tutto è il mercato a chiederlo, quindi è un’opportunità perché, appunto, i giovani non andranno mai in edicola e tantomeno alle fiere a cercare fumetti.
Anche economicamente è conveniente perché con pochi euro, leggi ciò che vuoi, mentre in edicola costa oltre quattro euro, che, comunque, è sempre poco perché uno spritz costa di più, le sigarette oltre a fare male, costano di più… insomma, è ancora il divertimento più a buon prezzo!
L’unico limite di questa App è che si ferma al 1982, non ci sono le testate nuove, però troviamo la Storia del West, Comandante Mark, Mister No, Zagor, Tex… non è detto che in futuro possano trovare spazio anche le altre testate più recenti, credo sia un esperimento apprezzabile.
Da quando c’è Davide Bonelli ha cercato di guardare avanti, investendo nella Casa Editrice, facendola diventare una Media Company come la Disney, che produce films, merchandising, fumetti, serie tv.
Nel panorama italiano, credo che un altro toscano come te, Leo Ortolani, nonostante faccia parte di un’altra scuderia, sia veramente bravissimo. Nei suoi lavori, troviamo molti spunti di toscanità, oltre a citazioni di films, canzoni, serie TV, etc. Che opinione hai di lui?
Ho l’opinione migliore del mondo, non lo conosco nel privato ma lo apprezzo tantissimo, credo di avere tutto quello che ha prodotto.
Mi faccio sempre delle grasse risate, ricordo la geniale parodia di “Avatar” trasformato in “Avarat” con gli occhialini 3D, oppure “Venerdì 13” dove c’è Giuda il servitore, mi dispiace soltanto una cosa, che abitiamo vicino a Parma e non ci vediamo mai. Lancio quindi un appello: Leo fatti vivo, vieni a trovarmi!
Ortolani è un grande umorista ed il miglior disegnatore Marvel dopo Jack Kirby, mentre riguardo la toscanità di cui accennavi prima, io sono considerato un umorista, portando avanti la tradizione di Bonelli. Cico è un’invenzione straordinaria ed in ogni numero di Zagor, c’è dell’umorismo. Curzio Malaparte, ha scritto un libro intitolato “Maledetti toscani“, dove delinea un profilo del toscano; ad esempio ad un funerale mentre si cercano parole per esaltare le virtù del defunto, se vi è qualcuno che storce la bocca, sicuramente è un toscano che farà impappinare il relatore, ponendo l’accento sull’ironia che da sempre lo contraddistingue. Infatti l’ultima grande rivista ironica ed iconica è il “Vernacoliere” di Livorno, dove anche io, in collaborazione con l’amico James Hogg discendente del poeta scozzese del ‘700, ho una rubrica, dove rivisitiamo la Bibbia a puntate.
La pensione! Mi è arrivata dall’inps, la famosa busta arancione, che mi annunciava che andrò in pensione il primo dicembre 2030, quindi la sfida è arrivarci, sopravvivere!
Sarò molto contento se per quella data Zagor sarà ancora in edicola. Io sono convinto di sì, perché il pubblico zagoriano è fedele, abbiamo molti giovani e anche parecchie donne. La storia di Jenny sopracitata, ha fatto uscire allo scoperto molte appassionate di genere femminile. Ho avuto il messaggio di una ragazza che recitava: “Moreno Burattini, farai la fine di Paul Sheldon“, lo scrittore protagonista di “Misery non deve morire“.
Progetti futuri?
La mia vita l’ho dedicata a Zagor e spero di andare ancora molto avanti, anche se è uscita una mia storia su Tex, quindi potrei continuare questa nuova collaborazione, oltre all’intenzione naturale di scrivere altri libri, dopo “Versacci”, raccoglieremo le vignette della Bibbia per farne un cartonato.
Quindi… smetterò di andare in ufficio ma continuerò a scrivere storie.
La mia è una vita passata a scrivere, morirò scrivendo, sperando di portare a termine quanto starò facendo, per non rimanere con “E allora l’assassino è…” Sbam! Sbatto lì, muoio senza dire chi è il colpevole!
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