Le Terme di Caracalla, o Thermae Antoninianae, furono costruite per volontà dell’imperatore Marco Aurelio Antonino Bessiano, detto Caracalla, sul colle Aventino, tra il 212 ed il 217 d.C., come si può dedurre dai bolli laterizi, e si estendono per un’area di 130.000 metri quadrati tra Viale Aventino, Porta Latina e Via Appia Antica. Ideatore del progetto era stato il padre di Caracalla, Settimio Severo, che aveva avviato i lavori nel 206 d.C. Furono invece i suoi successori, gli imperatori Eliogabalo e Alessandro Severo, a realizzare il recinto esterno e le sue decorazioni.
Le terme furono le più imponenti mai realizzate fino alla costruzione di quelle di Diocleziano, nel 306 d.C. e rimasero in uso fino al 570 d. C., quando i Goti distrussero l’acquedotto, interrompendo l’approvvigionamento idrico durante l’assedio di Roma. Successivamente ci furono periodi di totale abbandono e altri di utilizzo per la coltivazione di vigneti, vennero poi sfruttate dai proprietari delle terre confinanti come zone agricole o ancora assegnate ad associazioni religiose. A metà del XVI secolo papa Paolo III fece avviare una serie di scavi per cercare delle decorazioni per Palazzo Farnese. E’ per questo motivo che molte preziose sculture si trovano oggi al Museo Archeologico di Napoli, come il Toro Farnese e l’Ercole Farnese, due vasche sono in Piazza Farnese a Roma, una colonna di marmo a Firenze in Piazza della Santa Trinità, mentre la basilica di Santa Maria in Trastevere e il Duomo di Pisa ospitano parti di strutture architettoniche, le terme quindi furono abbandonate e poi sfruttate per ricavarne materiali di pregio per altre opere o decorazioni. Le missioni di scavo e restauro sono continuate nel XIX e XX secolo, mentre a partire dal 2015 si iniziò il restauro dei preziosi mosaici.
Le Terme di Caracalla erano un enorme complesso che poteva ospitare fino a 1600 persone al giorno e l’ingresso era gratuito per tutti. L’immenso edificio misurava 337 per 328 metri , le esedre 400 metri ed il corpo centrale 220 per 114 metri, spazi giganteschi riccamente decorati. La pianta era simmetrica e riprendeva lo schema delle più antiche Terme di Traiano.
Il recinto esterno
Il recinto esterno, rettangolare, era animato da botteghe e spazi che ospitavano sale di lettura e di conversazione, con archi a due piani su cui si ergeva un recinto più esterno con un portico, di cui però non è rimasto quasi nulla. I due lati principali del recinto erano inoltre arricchiti da colonne. All’interno del perimetro si apriva un grande giardino sul fondo del quale si trovavano le cisterne d’acqua, collocate in doppia fila, e nascoste da un’esedra con gradinate, e che avevano una capacità di 80.000 litri in grado di alimentare l’intero complesso termale.
Il corpo centrale e le sale da bagno
Il grande giardino portava al corpo centrale delle terme, di forma rettangolare, ai lati del quale si trovavano le sale da bagno. Si accedeva attraverso il vestibolo, passando per un portico a quattro colonne e poi nell’apodyterium, lo spogliatoio.
Il complesso era formato da quattro bagni principali: il calidarium, una sala circolare di 34 metri, con al centro una vasca tonda con acqua calda, il tepidarium, una sala quadrata con due vasche laterali con acqua tiepida, che permettevano un passaggio graduale tra l’ambiente caldo e quello freddo, il frigidarium, una sala con due vasche, che sono oggi le fontane di Piazza Farnese; passando poi attraverso la basilica, un grande ambiente di 58 metri per 24, a forma di croce e con volte a crociera, riccamente decorato con marmi e mosaici, si giungeva alla natatio, l’enorme piscina centrale olimpionica, all’aperto, finemente ornata con mosaici e statue, che misurava 50 per 22 metri e aveva pareti alte 20. Un’elegante scalinata permetteva di immergersi in acqua. Ai lati si trovavano due palestre, i laconica, cioè le saune e quindi gli spogliatoi, separati da nicchie con statue di marmo.
La Biblioteca
La biblioteca era al di fuori delle piscine, divisa in due sale, una per i testi in lingua greca ed una per i testi in lingua latina. Al centro troneggiava la statua di Minerva, dea della saggezza.
Le Terme di Caracalla erano lussuosamente decorate non solamente da statue e fregi di marmi preziosi, anche la pavimentazione era molto curata e realizzata con eleganti mosaici in bianco e nero o policromi, alcuni ben conservati, come quelli con le 28 figure di atleti, oggi visibili ai Musei Vaticani.
L’approvvigionamento idrico
L’approvvigionamento idrico si otteneva sfruttando l’Acqua Antoniniana, un ramo dell’Acqua Marcia. Quest’acquedotto fu realizzato appositamente nel 212 proprio per alimentare le Terme di Caracalla, creando un dislivello di circa 17 metri, poiché i pavimenti delle terme erano a 23 metri sul livello del mare e l’impianto permetteva all’acqua di innalzarsi fino a 39,65 metri, in modo che si potessero riempire le vasche sfruttando la pendenza dell’acquedotto.
L’opera ingegneristica romana non si fermava qui: l’acqua veniva infatti riscaldata con impianti collocati al di sotto delle terme, gli ipocausti, costituiti da 50 forni che diffondevano aria calda attraverso le intercapedini sotto il pavimento e sulle pareti; c’erano inoltre molti vani per conservare legna da ardere, biancheria ed olio. Le volte erano alte per permettere il passaggio dei carri trainati da cavalli per l’approvvigionamento delle 50 fornaci, per cui era necessario utilizzare 10 tonnellate di legna al giorno. Sotto le terme correvano inoltre lunghissime tubature che alimentavano le vasche e le fontane e permettevano lo scarico delle acque nere. Quelle di Caracalla sono le uniche terme di cui si conoscono le parti interrate. I sotterranei, scoperti durante gli scavi archeologici del 1912, con il loro sistema di gallerie larghe più di sei metri, sono infatti gli unici arrivati fino a noi.
La domus sotterranea
Durante gli scavi di metà dell’800 venne rinvenuta un’antica domus sotto le terme. Si tratta di una casa a due piani risalente al periodo di Adriano, il 134 d.C. circa. Venne in parte smantellata proprio per la costruzione delle terme, ma è ancora possibile ammirarne i soffitti, dove sono raffigurati Bacco e altre divinità romane. E’ rimasta visibile anche una sala di preghiera.
Il Mitreo
Nel 1938 poi venne alla luce il Mitreo, il più grande di Roma, un luogo dedicato al culto di Mitra, il dio persiano della luce, raffigurato nell’iconografia tradizionale nell’atto di scarificare un toro, la cui morte genera la vita e la fecondità dell’universo. Il Mitreo di Caracalla è composto da cinque ambienti comunicanti con il piano superiore per mezzo di una scala. Si possono vedere ancora il vestibolo, con adiacenti due ambienti di servizio, la stalla per il toro del sacrificio, un piccolo atrio e poi l’ambiente principale, formato da una grande stanza a pianta rettangolare coperta da piccole volte a crociera, ai lati della quale erano posti due tavoli per il banchetto dove sedevano i fedeli partecipanti alle cerimonie, alcune basi per le statue, una nicchia per un bassorilievo raffigurante Mitra che uccide il toro, mentre il pavimento è caratterizzato da mosaici bianchi e una vasca rettangolare incastonata per la raccolta del sangue del sacrificio.
La vita nelle terme
Le terme erano gratuite e accessibili a tutti ed erano frequentate da Romani di ogni estrazione sociale. Erano presenti in molti quartieri ed erano aperte dalla tarda mattina fino al tramonto. Erano un luogo di cura, bellezza, esercizio fisico, ma vi si poteva anche mangiare, conversare, giocare, leggere nella biblioteca, passeggiare per i giardini, assistere a spettacoli di musica o di danza, acquistare merce di ogni tipo nelle botteghe, insomma si poteva trascorrere l’intera giornata oltre che curando la propria persona, conversando di questioni politiche o private, incontrando persone di qualsiasi tipo. Erano quindi un forte centro di socializzazione e punto d’incontro della città, cuore pulsante della vita romana, in un ambiente fastoso e ricercato come pochi altri all’epoca. Molto di più delle moderne salus per aquam, le stazioni termali dei nostri giorni, le terme di Caracalla erano grandiose e spettacolari.
Ancora oggi vengono utilizzate per sport, rappresentazioni teatrali e concerti, e noi romani e tutti quelli che vengono a visitare la nostra magnifica città, possiamo vivere spazi costruiti più di 2000 anni fa, respirando un’atmosfera magica in quella che era ed è ancora considerata una delle sette meraviglie di Roma.