Tra il III e il IV secolo ha inizio la crisi dell’impero e anche Ostia e Portus furono travolte in concomitanza della sopravvenuta impossibilità per motivi naturali di navigare il Tevere dalla foce a Roma.
Come scrive Pavolini in “Vita quotidiana a Ostia”:
“La crisi economica del terzo secolo iniziò a comportare sia un calo sempre maggiore della popolazione che la progressiva scomparsa delle magistrature locali mentre la città fu posta sotto l’autorità del prefetto dell’annona. Quando in seguito alla impossibilità di continuare a navigare e a risalire il fiume fino a Roma il centro delle attività economiche si spostò verso Portus, Ostia mantenne una certa importanza, almeno fino ai primi decenni del quarto secolo, quando l’imperatore Massenzio vi trasferì la Zecca, (308/312 d.C.) spostandola a Ostia da Cartagine”.
In seguito alla sconfitta di Massenzio, l’imperatore Costantino decise di spostare la Zecca di Ostia in quel di Arelate. Nel contempo, l’imperatore figlio di sant’Elena rese indipendente la città di Porto con il nuovo nome di: “Civitas Flavia Costantiniana”.
Poi l’economia riprese di nuovo e Ostia pian piano si trasformò in centro residenziale di lusso a fronte di Portus che divenne città portuale e nuovo magazzino di grano. Tuttavia, mutate le condizioni ambientali legate alle attività alla foce del Tevere, la prima colonia di Roma fu progressivamente tagliata al di fuori da ogni via di comunicazione.
Basti considerare che con il nuovo utilizzo della via Portuense, che da Roma conduceva direttamente a Portus escludendo i transiti a Ostium.
La stessa via Ostiensis, attuale via Ostiense, fu abbandonata alla natura e al nascere spontaneo di boschi e di una fitta vegetazione che di fatto rendeva impossibile attraversarla.
E anche gli horrea ostiensi furono progressivamente abbandonati, così come le insulae e la caserma dei Vigiles. L’abbandono ulteriore del piazzale delle Corporazioni in cui era svolta per secoli attività commerciale e navale segnò il culmine di un declino di Roma che avrebbe condotto cento anni più avanti alla fine politica ed economica dell’impero oltre all’abbandono definitivo di Ostia.
Bibliografia:
– Paola Baccini Leotardi, Scavi di Ostia X. Marmi di cava rinvenuti a Ostia e considerazioni sul commercio dei marmi in età romana, 1979, Roma.
– Stefano Lesti, Ostium e Portus dalle origini antiche all’età moderna. I.M.FO Editore (2019)
– Carlo Pavolini, Ostia. Vita quotidiana I (Itinerari ostiensi, III), Ostia; Vita quotidiana II (Itinerari ostiensi, IV), 1978, Roma.
-Patrizio Pensabene, Le vie del marmo. I blocchi di cava di Roma e di Ostia: il fenomeno del marmo nella Roma antica, (Itinerari ostiensi, VII), 1994, Roma.
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