È avvenuto in un bar a San Pietroburgo, in Russia: durante un evento il celebre blogger russo Vladlen Tatarsky è morto in un attentato, investito dall’esplosione dello stesso premio appena ricevuto. L’uomo, nato ucraino e naturalizzato russo, era molto attivo nell’opera di propaganda pro-invasione. Con un seguito sul proprio canale Telegram di più di mezzo milione di utenti, era anche molto critico verso “l’approccio morbido” di Putin e della Russia.
Così recitava una delle sue citazioni più famigerate:
“Sconfiggeremo chiunque, uccideremo chiunque, deruberemo chiunque ci serva. Tutto sarà come vorremo noi.”
L’attentato a Tatarsky durante l’incontro pro-Russia
Nel cafè di proprietà di Yevgeny Prigozhin, capo delle forze delle Wagner, si stava tenendo un evento a cui lo stesso Tatarsky era stato invitato come ospite. Secondo le prime informazioni, una donna, Darya Trepova, avrebbe consegnato al blogger un busto con le sue fattezze, nonché arma stessa del delitto. Il premio, infatti, avrebbe celato dell’esplosivo, detonato di lì a pochi minuti.
Dopo la morte del blogger, la donna è stata arrestata, ma il mistero sembra lontano dalla soluzione.
La narrazione del regime, infatti, è molto chiara: l’attentato sarebbe stato orchestrato da Kiev per eliminare un nemico politico. Ovviamente, se questo fosse vero, sarebbe un duro danno di immagine per il governo ucraino – guerra o non guerra –
L’agenzia anti-terrorismo russa dichiara:
“È stato stabilito che l’attacco terroristico al giornalista Vladlen Tatarsky, commesso a San Pietroburgo il 2 aprile, è stato pianificato dai servizi di sicurezza ucraini e ha coinvolto agenti che collaborano con la cosiddetta Fondazione anticorruzione di Navalny, di cui la detenuta Trepova e’ un’attiva sostenitrice”
Naturalmente, Kiev smentisce ogni accusa. Secondo il governo, l’attentato a Tatarsky sarebbe da ricondurre a faide interne alla Russia.
Lo stesso Yevgeny Prigozhin, capo delle milizie mercenarie delle Wagner e fedelissimo di Putin, ha avanzato l’ipotesi che l’attacco non sia da ricondurre al governo ucraino, ma ad un non meglio identificato gruppo radicalizzato interno al paese.
La donna dietro l’attentato: Darya Trepova
Ventiseienne, già arrestata in passato per aver contestato l’invasione dell’Ucraina, ed attivista, la giovane donna sembrerebbe l’esecutrice materiale dell’attentato ai danni di Tatarsky durante l’evento pro-Russia. Come spesso accade in incontri del genere, infatti, non mancano testimonianze video dell’accaduto su tutte le piattaforme social.
C’è chi solleva dubbi sulla reale identità dell’attentatrice ripresa mentre porta il pacco bomba all’interno del locale. Tuttavia, non si è fatta attendere la confessione di Darya Trepova, che ammette di aver consegnato il pacco.
Tuttavia la donna sostiene di essere stata incastrata. A sostenere la stessa linea di difesa anche il marito, che dichiara:
“Darya ha detto di essere stata incastrata, e io sono completamente d’accordo: nessuno se lo aspettava. Per quanto ne so, era necessario consegnare questa statuetta, in cui c’era qualcosa… Ne abbiamo parlato almeno due volte. Non è il tipo di persona che potrebbe uccidere qualcuno“
L’ipotesi, dunque, è che la donna non fosse a conoscenza della natura letale del pacco che avrebbe dovuto consegnare. Le possibilità sono diverse: come una microspia o altri dispositivi di spionaggio. In ogni caso, la donna non ha ancora dichiarato chi ci sarebbe il reale mandante.