La crisi idrica, figlia dei cambiamenti climatici, bussa alle nostre porte. Il nord Italia sta vivendo anticipatamente rispetto anche allo scorso anno una situazione di grande allarme.
Allo stato attuale mancano 8 mesi di pioggia per compensare la perdita delle precipitazioni di questi ultimi due anni.
Si percepisce a livello politico europeo la necessità di attivarsi per far fronte a situazioni che, stando agli scienziati del clima, potrebbero addirittura peggiorare nel corso dei prossimi anni. E’ giusto e saggio prepararsi a contrastare scenari anche peggiori.
Ad oggi l’unica tecnologia che sta portando sollievo nei paesi dove le piogge sono risibili è quella della desalinizzazione dell’acqua di mare ottenuta con l’ultra filtrazione o osmosi inversa, a cui il
sindaco Bucci ha fatto riferimento in queste settimane, suscitando impropriamente l’ilarità di qualcuno.
Quella dell’ultra filtrazione è una tecnologia nota e largamente diffusa nel mondo.
Oggi sono in funzione circa 16mila impianti nel mondo divisi in 178 paesi, due terzi dei quali si concentrano in nazioni ad alto reddito per un totale di acqua prodotta di circa 97 milioni di m3 al giorno.
L’energia necessaria per ottenere 1 m3 di acqua dolce varia da 1.5 Kw/h a 4 Kw/h pertanto Il costo del m3 di acqua realizzato con questa tecnologia può variare da 1.5 a 2.5 euro a m3. Un costo decisamente elevato! Diventa quindi fondamentale che l’energia necessaria a far funzionare l’impianto sia prodotta da fonti rinnovabili.
Negli Emirati Arabi dove la benzina costa 33 centesimi di euro non è certo un problema utilizzare questa tecnologia.
Il costo dell’impianto pesa solo per un 15% rispetto al costo dell‘energia che sfiora il 40% mentre materiali di consumo e membrane 32% etc…
L’osmosi inversa produce per ogni litro d‘acqua filtrata 1.5kg di Salamoia, un composto di Sali e metalli pesanti.
Il problema del rifiuto non è affatto marginale poiché il suo smaltimento contribuisce ad innalzare il livello salino del mare ed esaurisce il livello di ossigeno disciolto nelle acque riceventi compromettendo gli habitat naturali.
Allo stato attuale si stanno esaminando ipotesi di studio per il suo reimpiego che non sia dannoso all’ecosistema.
E’ da ricordare che il 25 giugno del 2022 è entrata in vigore la legge “salva mare” in cui al capitolo di quanto in oggetto si specifica che questa attività è consentita solo dove sia comprovata la carenza idrica e l’assenza di alternative.
La società WEBUILD (quella che ha fatto il ponte San Giorgio) è molto qualificata in questa tecnologia attraverso una sua controllata che già opera in giro per il mondo.