Amici lettori dè Suite Romana oggi è nà bella giornata, chè splenda er sole ò cè sia quàrche nuvolone l’arte vè illuminerà, vè colorerà, vè renderà la giornata piena d’emozzione, allora siete pronti a salì n’sella?
Daje partimo, oggi n’tervistàmo pè voi n’artista visionario frà i più n’pòrtanti della “Landart” che in coppia con sua moglie Jeanne-Claude hanno scritto entrambi grandi pagine di arte in tutto il mondo, anche loro parleranno con noi ner nostro dialetto e volete sapere perché?
La colpa è dè questa città che tè pja sottobraccio, tè sorride cò la sua bellezza, t’accompagna con la sua pigrizia e tè fà sentì non più cittadino del mondo ma prima dè tutto Romano, n’conseguenza chiunque viene a Roma nè diventa un tutt’uno appunto assimilando dà sùbbìto er linguaggio nostro.
Eccome a bordo della vespasidecar color giallo yellow submarine, esco dar garage dè Piazza Mangana e a tutto gas vado a pjà Christo, er grande artista mè stà aspèttà insieme a sua moglie Jeanne-Claude seduto ar tavolino dè uno dei bar dè Piazza Esedra.
Christo (Gabrovo 1935 – New York 2020)
Questo è un artista ma è come se fossero due perchè ha sempre lavorato in coppia senza staccarsi mai da sua moglie Jeanne-Claude, per volere del destino nati lo stesso giorno il 13 Giugno 1935, lui in Bulgaria, lei in Marocco e infatti tutte le loro opere pubbliche sono state firmate da entrambi, invece disegni e bozzetti preparatori sono stati autenticati dal solo artista Bulgaro.
Ora è difficile parlare di tutte le loro opere e non saprei da dove cominciare tale è stata la loro intensa attività artistica svoltasi in tutto il mondo, “Land art” una espressività realizzata in spazi aperti a contatto con la natura oppure in città frenetiche di vitalità.
I due artisti sono maggiormente conosciuti per aver incartato mura, palazzi, opere colossali e impossibili da ideare senza la loro coraggiosa genialità. In esse hanno coinvolto milioni di visitatori che hanno avuto la possibilità di avvicinarsi e toccare da vicino l’arte non più tradizionale ma visionaria e fantastica, assaporandone la vista come attraverso gli occhi da bambino, ma perché impacchettare, chiudere e sigillare? Per voler nascondere e allo stesso tempo evidenziare le forme? Per stupire il visitatore di fronte alla bellezza dell’arte che in maniera così maestosa l’artista dichiara la sua importanza? Per preservare con una provocazione le opere d’arte che senza una tutela rischierebbero di invecchiare quando invece dovrebbero rimanere eterne per il bene dell’umanità? Rendere l’arte accessibile a tutti in forma gratuita?
Ci possono essere molte domande ma di sicuro l’arte di questa coppia è magica.
Jeanne-Claude ci lasciò nel 2009, il marito nel 2020 poco prima di poter vedere realizzato il sogno di ricoprire con l’ultimo abbraccio l’arco di trionfo a Parigi.
Christo e sua moglie nel Gennaio del 1974 vennero invitati a Roma per impacchettare i quattro archi delle mura Aureliane di Porta Pinciana, in cima a Via Veneto di fronte Villa Borghese.
Nel corso del montaggio dei teli in nylon tenuti legati da funi arancioni i Romani guardavano incuriositi il nascere di questa opera apparentemente misteriosa. Che ne potevano sapere i romani di quel tipo di creatività?
Intorno alle mura il traffico impazzava e i romani impegnati nei propri problemi quotidiani non capivano bene quel che succedeva a una parte storica della città, l’opera a vari livelli suscitò pareri contrastanti ma al termine in molti rimasero a bocca aperta, purtroppo il clima dell’epoca era occupato dalla crisi petrolifera, dall’austerity tutti a piedi la domenica, i prezzi in aumento, che gliene importava ai Romani di un opera apparentemente pazza e incomprensibile?
Comunque Christo e Jeanne-Claude lasciarono a Roma una traccia importante e la splendida coppia di artisti sulla carta aveva in già serbo per Roma altri progetti ambiziosi rimasti incompiuti, purtroppo le mura di Porta Pinciana rimasero un caso isolato, per rivedere in Italia l’opera di questi due straordinari artisti dovremo aspettare il 2016 con “The floating piers” realizzata sul lago D’Iseo.
Nà passeggiata n’Vespa cò Christo e Jeanne-Claude
-Fiùùùù, fìùùùù
Christo stà leggendo er giornale in compagnia della sua amata, je fischio pè attirà là loro attenzione.
-Fiùùùù…maestroooo!! Oh! Mica mè sente, nun c’è gnente dà fà scendo dalla Vespasidercar e lì vado a pjà.
-Maestro bòngiorno, bòngiorno signora Jeanne Claude mà nun mè sentivate?
-Certo che sì ma eri tè chè dovevi vènì quì àrtrimenti er conto ar bar chi lo pagava?
-Ah! Cjà raggione, vabbè n’zomma vogliamo andare?
-N’dò annàmo?
-Salimo pè Via Veneto, n’occhiata alle mura n’giretto a Villa Borghese cò nà capatina alla galleria a vedè Canova e Bernini e poi…
Jeanne- Claude mè stoppa, con la mano mi fà segno del tipo – ma chè stai a dì?- e mi dice.
-Caro ragazzo questo tour lo conosciamo, ormai è acqua passata, noi penzavamo a quàrcòsa dè diverzo.
-Aiutatemi, diverzo dè chè tipo?
-Er Colosseo quadrato
-Er palazzo della civiltà Italiana all’Eur?
-Eh! Perché nun tè piace? Interviene Christo.
-Beh, sì da quì sè nè annàmo pè via Nazzionale, giràmo a destra, piazza Venezia, fàmo er giro, direzzione Circo Massimo, Piazza Numa Pompilio, sulla sinistra la casa dè Alberto Sordi, dà nà parte cjavemo l’Appia Antica, n’vece noi passamo sotto l’archi e pjamo la Cristoforo Colombo, tutto dritto, poi prima dell’obelisco ar semaforo giràmo a destra ed eccoce arivati ar Colosseo quadrato.
-Bravo, ecco noi cjavremmo n’idea, ma daje facce montà a bordo che ne parliamo, nun stàmo quì pè questo?
-Walterino non dimenticare l’obolo per il cameriere.
-Ah! sì il conticino, ammappa oh! Che ricca colazzione!
Roma è nà città dai mille volti, lascio la descrizzione storica ai miei amici e colleghi dè Suite Romana, io vè posso solo dì che Roma nun s’è fatta cò n’giorno, questo lò sapète già ma dè certo ogni angolo dè stà città unica la rende magica, ora porterò i miei due artisti fuori dalle mete più note, er Colosseo quadrato stà lassù sù una collinetta ed è di uno splendido colore bianco, i cinquantaquattro archi per lato tra luci e ombre rende l’architettura così luminosa ma anche così lunare, qui non è più l’antica Roma ma la Roma che può rendere l’antico moderno.
-Christo una domanda facile per i nostri lettori, perchè avete scèrto dè lavorà còsì n’grande?
-Walterino prima di tutto non lo avresti un cioccolatino?
-Sì, aprite quel cassettino (oh! Sì è sparsa la voce che nel cassettino della Vespa ci sono i cioccolatini, mica lo sapevo che gli artisti erano così golosi!).
-Allora volevi sapere il perché delle grandi opere? L’astratto era il mio linguaggio e ho iniziato a impacchettare qualsiasi oggetto a portata dè mano, ma poi mè rènnevo conto che nun mè bastava più e allora ho mollato er freno cominciando a penzà n’grande, Jeanne-Claude continua tè.
-Vedi caro amico l’arte è così grandiosa che non ha limiti, noi non cercavamo l’americanata (oh! nun è colpa mia ha detto proprio così) ma solo portare l’arte alla portata dè tutti, vuoi mettere la differenza fra un opera chiusa in un museo o n’galleria e n’vece n’opera grande fuori da’ quattro mura dà pòtè toccà quasi cò le mani?
-Chiunque girando pè strada, chè sia l’impiegato, l’operaio, er dirigente, er dentista, er professore, tutti a stà còr naso all’insù e quanno vedòno n’grande monumento n’cartato ad arte da noi jè ariva nà botta alla vista eccezzionale, tutta a’ gente sà che questa arte pè loro sarà gratis nun sè paga n’bjetto pè vedèlla, perchè l’arte è la vita stessa, n’bèr dono dè natura.
-Ma comunque le vostre imprese avevano dei costi
-Certamente ma finanziati dar resto del lavoro, ogni opera è stato n’grande gioco dè squadra, ogni calcolo fatto ar millimetro, ogni cosa messa ar posto giusto, anni dè lavoro pè fà sognà la gente e renderli parteci dè n’evento artistico unico ar monno, senza sprechi e senza affanni, quanno tutto sarà finito nun avremo combinato guai all’ambiente e tutto er materiale sarà riciclato seconno le regole della bòna ecologia.
-La gente ha bisogno di sognare.
-Bravo, certo che la gente ha bisogno di sognare e io e Jeanne-Claude abbiamo lavorato per questo, sognare per vivere la realtà come la cosa più bella della vita nostra.
-Come si fà a lavorare in coppia così bene?
-L’amore è importante ma anche gli stessi ideali, gli stessi desideri, lo stesso piacere di raggiungere un obiettivo, il braccio e la mente, il motore e la carrozzeria, er zucchero e er caffè, a proposito ma quando ce lo prendiamo un caffettino?
-Resistete ce lò pjamo dopo a Viale Europa ecco sèmo quasi arivati a destinazzione, mi sorge un sospetto riguardo er Colosseo quadrato che intenzioni cjavreste?
-Sei furbo eh! Hai già capito?
Jeanne-Claude dà n’zainetto tira fòri n’blocchetto, nà penna, nà machinetta fotografica
-Oh! Mà nun sè pò, nun lò pòtete dà n’càrtà come avete fatto cò le mura Aureliane ner 73’ adesso er monumento è n’prestito alle sorelle.
-Ma loro sono d’accordo sò donne cò l’arte nèr còre e nella mente, je vestimo solo er palazzo dè tessuto dè colore giallo, mamma mia sai che forza! Er giallo che si sposa con il blu der cielo, er giallo che si sposa con il rosso der tramonto e poi er vento che gonfia la tela ed entra negli archi li modella sulla forma come na’scultura bella, la forma geometrica del palazzo che prende vita, si anima e comincia a fluttuare nello spazio, un gioco eterno di gioia tridimensionale e tutta la gente che stà lì sotto che andrà a lavorare più felice, tutti cor soriso sulle labbra, nessuno chè s’encazza, tutti guàrderanno er monumento e saranno più cordiali, più socievoli, più romani.
-E le corde di tenuta?
-Teniamo il tessuto con delle corde di colore rosso
-Ma non darà troppo nell’occhio?
-Ma stai a scherzà? Ma basta còr bianco e nero, la vita è colorata, guarda quà.
Jeanne-Claude mi fà guardare un bozzetto, mortacci è n’sacco bello hanno raggione er risultato è straordinario, voi lettori che ne dite? Vè lò state ad immagginà er Colosseo quadrato tutto n’cartato di colore giallo e rosso?
Ma adesso è ora che li riporto alla base, anzi nò perché vedo Christo e Jeanne-Claude mano nella mano, camminano da soli lungo via dell’agricoltura come dù ragazzini n’nnamorati, lì vedo allontanarsi felici di amarsi e felici dè esse due corpi e nà sòla anima artistica, si guardano e ridono come due angeli d’artista, nun jò fatto troppe domande ma che je dovèvo chiede? Questi sò artisti dè poche parole, fanno parlà i fatti, hanno dato arte gratis n’giro pè tutto er monno, nun servono tante parole basta provare amore pè l’arte chè cjanno regalato e dopo sentisse assai migliori.
Ora io ritorno a mette a nanna la Vespa sidecar n’garage, domani è n’artro giorno, mè devo dà n’contrà cò Mimmo Rotella e già lò sò che cè starà dà lavorà.
Ciao a tutti amici lettori dè Suite romana, bella cosa l’arte e la fantasia e a tutti noi cò voi quella dè Roma cè piace n’sacco.
Walter Festuccia
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