Vivian e Edward

Pretty Woman e il linguaggio segreto delle posate: a tavola con il galateo

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Tempo di lettura: 2 minuti

Il galateo oggi? La buona educazione è sempre di moda

Il galateo è morto e sepolto? Sì o no? E chi è disposto, oggi, a seguire le sue regole?

A dire il vero passano i secoli, ma il galateo gode di ottima salute e pare non invecchiare.

Intanto torniamo un po’ indietro nel tempo e cerchiamo di capire come, quando e perché il galateo nasce.

Il termine deriva dall’italianizzazione di Galatheus, la forma latineggiante di Galeazzo Florimonte, nome del dedicatario del manuale scritto da monsignor Giovanni Della Casa.

Il trattato, scritto tra il 1550 e il 1555 e pubblicato postumo nel 1558, era una sorta di dialogo tra l’autore e Annibale, il suo giovane nipote al quale desiderava insegnare come comportarsi in società.

Diplomatico e uomo di chiesa, Monsignor Della Casa ben aveva acquisito le regole di bon ton utili per frequentare gli ambienti della buona società.

Le origini del galateo, però, sono ben più antiche e risalgono all’incirca al 200 a.c.

Il teologo e filosofo Clemente Alessandrino propose alcune regole comportamentali nel suo Il pedagogo, ma il successo delle regole del bon ton arrivò nei secoli successivi.

Seppur dedicato a tutti, il Galateo overo de’ costumi era un’opera di fatto pensata per gentiluomini e nobili anche perchè ai tempi la maggior parte della popolazione aveva ben altri pensieri per la testa, per esempio come mettere qualcosa dentro allo stomaco.

Il galateo di monsignor Della Casa
Il galateo di monsignor Della Casa

Il galateo al ristorante: prove di buona educazione

E oggi? Come siamo messi con le regolo del galateo? Valgono ancora?

Inutile dire che occorre fare una distinzione fondamentale tra ambienti e situazioni formali rispetto ad altri più rilassati. Alcune regole sono ovviamente anche da adattare ai nostri tempi e a scenari decisamente diversi da quelli di 500 anni fa.

Un conto è una cena istituzionale con le più alte cariche dello Stato, un altro il primo appuntamento di una coppia e altro ancora la pizza scolastica di fine anno.

Ma partiamo da alcune basi. Un uomo e una donna si accingono ad entrare al ristorante: chi deve procedere per primo? L’uomo, sempre l’uomo.

Sarà infatti lui ad aprire la porta del locale e a far entrare, in un secondo momento, la sua compagna. Questa regola, come peraltro la maggior parte delle regole del galateo, nasce per motivi pratici di sicurezza.

Spetta infatti all’uomo controllare che il locale sia sicuro e consentire poi l’accesso alla persona in sua compagnia.

Diverso il discorso se si deve entrare in un ambiente privato e conosciuto: in questo caso l’uomo lascerà sempre il passo alla donna, in entrata e in uscita.

Passano i secoli, ma una cosa è certa: ancora oggi la buona educazione è il miglior biglietto da visita.

Per questo è importante conoscere alcune regole base che ci possono essere d’aiuto in determinate situazioni.

Allora, continuiamo con la nostra cena al ristorante. Siamo entrati e naturalmente spostiamo la sedia per far accomodare la nostra ospite.

Vi ricordate Julia Roberts in Pretty Woman?

Mai, ricordiamocelo bene, mai lasciare il tovagliolo sul piatto: appena seduti dovremo infatti aprirlo e posizionarlo sulle gambe. A fine pasto lo riporremo sul tavolo, alla nostra sinistra, senza ovviamente ripiegarlo.

A questo punto inizia il dilemma postate… Chi non si ricorda l’iconica scena di Julia Roberts in Pretty Woman?

Alla prima uscita importante con Edward – Richard Gere – la bella Vivian, seduta al tavolo del ristorante, scruta con aria interrogativa le posate ai lati del piatto.

“Non so lei, ma io non sono mai riuscito a capire qual è quella giusta.” 

Il signor Morse toglie così dall’imbarazzo la sua ospite e mangia i tramezzini con le mani.

Il peggio arriverà dopo con le famose escargots piroettate per aria dalla maldestra giovane.

Ed è questo il motivo per cui in un pranzo formale non si ordinano mai piatti difficili da mangiare: lumache, appunto, ma anche spaghetti, crostacei e quant’altro potrebbe richiedere un utilizzo complicato di forchette e attrezzi ad hoc.

https://youtube.com/watch?v=OQLnKZ77pLo
Pretty Woman al ristorante

Posate e bicchieri: quanti e soprattutto come disporli

Comunque bastava che Vivian si ricordasse la semplice regola delle posate: si comincia sempre da quella più esterna. Forchette a sinistra e coltelli a destra, mai più di tre e mai meno di due. Tovagliolo a sinistra.

E i bicchieri? Quanti devono essere? E, soprattutto, come vanno messi?

Tre bicchieri: da acqua a destra, in corrispondenza del coltello più grande, da vino bianco alla destra del bicchiere da acqua e da vino rosso alla destra del calice da bianco.

Possiamo mangiare, a questo punto! Certamente, ma dobbiamo anche ricordarci come riporre le posate sul piatto.

Esiste una comunicazione non verbale che ci permette di “parlare” con il cameriere attraverso le posate.

Un piccolo vademecum che potrà esserci di aiuto in quelle situazioni formali dove non sappiamo come comportarci.

Il linguaggio segreto delle posate

Potrebbe sembrare il titolo di un racconto surreale, eppure è proprio così. Le posate, infatti, parlano: basta sapere come utilizzarle.

La pietanza è stata di nostro gradimento? Coltello e forchetta orizzontali e paralleli al centro del piatto.

E se invece non ci è piaciuta? E’ sufficiente incrociare le punte delle due posate a disegnare un triangolo.

Il servizio è particolarmente veloce e noi desideriamo procedere con maggiore calma? Posate sempre a triangolo come prima, ma con le parti superiori distanziate.

Se invece gradiremmo ricevere subito la portata successiva possiamo disporre le posate incrociate, coltello sotto e forchetta sopra.

Le posate parallele disposte in verticale significano “ho terminato” la mia cena e non desidero altro da mangiare.

Ovviamente non sappiamo quanti giovani  camerieri conoscano questa comunicazione non verbale ed altre regole, ma di certo nei ristoranti di livello sono conoscenze imprescindibili.

Il linguaggio delle posate
Il linguaggio segreto delle posate

Il vino in tavola e le sue regole

A questo punto aggiungiamo qualche cenno anche sul vino.

Eh già. Lo sapete perchè il vino si serve sempre da destra? Perché all’epoca dei Medici di Firenze si era soliti nascondere una dose di veleno nell’anello e quando si versava il vino da sinistra lo si lasciava cadere nel bicchiere.

Motivo per cui oggi si dice porti sfortuna versare il vino da sinistra anziché da destra.

Si apre la bottiglia senza fare il botto – Capodanno a parte – e si riempie il bicchiere – che va tenuto dallo stelo e non dalla coppa – non oltre i due terzi.

Assaggia chi ha ordinato il vino, dopodichè si procede con il brindisi.

Eh no, non si toccano i bicchieri e non si urla cin cin. È sufficiente alzare il calice e dire ”Alla salute”.

E alla fine della cena chi paga?

Terminata la cena pagherà il conto chi ha invitato, indipendentemente che si tratti di un uomo o di una donna.

L’importante che sia filato tutto liscio, senza intoppi, incomprensioni o imbarazzi.

Le regole, è bene ricordarlo, non vanno infatti vissute come un noioso obbligo relazionale, bensì come un qualcosa in grado di venirci in soccorso nelle situazioni importanti dove non vogliamo fare brutte figure.

Il galateo si aggiorna e sta al passo con i tempi, è ovvio, ma le basi restano quelle.

La buona educazione non conosce età e, soprattutto, non passa mai di moda.

Dimenticavo… Mai dire Buon appetito perchè come ci insegnano i nostri antenati ci si riunisce a tavola per conversare e non per sfamarsi!

Rosella Schiesaro

Photo Credit Taccuini Gastrosofici, TV Sorrisi e Canzoni, Cookist, Pinterest

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Info Rosella Schiesaro

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Nata a Savona, di origini toscane, Rosella Schiesaro ha svolto per più di vent'anni attività di ufficio stampa e relazioni esterne per televisioni, aziende e privati. Cura per LiguriaDay la rubrica Il diario di Tourette dove affronta argomenti di attualità e realizza interviste sotto un personalissimo punto di vista e con uno stile molto diretto e libero. Da sempre appassionata studiosa di Giorgio Caproni, si è laureata con il massimo dei voti con la tesi “Giorgio Caproni: dalla percezione sensoriale del mondo all’estrema solitudine interiore”. In occasione dei centodieci anni dalla nascita del poeta, ci accompagna In viaggio con Giorgio Caproni alla scoperta delle sue poesie più significative attraverso un percorso di lettura assolutamente inedito e coinvolgente.

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