E’ risaputo. Uno dei principi della civiltà rinascimentale che si studiano a scuola riguarda la nuova “centralità dell’Uomo”, che vede impegnate tutte le discipline dell’arte a partire dal Quattrocento.
L’argomento mi ha sempre affascinato e spesso l’ho ritrovato studiando architetti quale Le Corbusier, svizzero-francese. Famosa è la sua invenzione: il Modulor, una scala di proporzioni basate sulle misure dell’uomo come linea guida di un’architettura a misura d’uomo.
In pittura questo principio è facile da far comprendere, dove i corpi iniziano ad acquistare volume e verosimiglianza, più complicato, invece, è dimostrare questa regola nell’architettura.
Anche se nella chiesa di Sant’Eligio degli Orefici a Roma Raffaello è riuscito in modo esemplare ad applicare questo principio.
Si tratta di un piccolo ambiente a croce greca, sormontato da una cupola.
La cosa incredibile è, che se ci si pone precisamente sotto la lanterna della cupola, al centro della chiesa, si riesce a percepire perfettamente che il nostro corpo diventerà il nucleo dell’intero spazio, ed è possibile, quindi, calcolare tutte le dimensioni dell’architettura in proporzione alle nostre.
L’uomo è il centro e la base da cui parte la posizione dell’architettura. Come succederà nel secolo successivo alla chiesa di San Carlo alla Quattro Fontane del Borromini, dove siamo avvolti dallo spazio, oppure proiettati verso l’alto, come accade in quella di Sant’Andrea della Valle di Carlo Maderno e Giovanni Lanfranco.
La regola tra proporzioni e l’attenzione al disegno sono due principi molto cari anche ai committenti, gli Orafi e gli Argentieri, che ricevono da papa Giulio II nel 1509 la possibilità di costruire la propria sede presso via Giulia, all’epoca uno degli indirizzi più prestigiosi di Roma. Infatti, il Papa stava realizzando qui il nuovo centro amministrativo della città.
Anche se la grandiosa impresa di Papa della Rovere fallisce, gli Orefici non si fermano e chiedono a Raffaello di disegnare il loro piccolo tempio.
In realtà, anche loro come il Papa, dovranno nei secoli spesso combattere con le inondazioni del Tevere e tornare di continuo a consolidare l’edificio originario. Ma le caratteristiche fondamentali non cambiano.
Anche quando nel 1594 crolla l’altare dei Re Magi di Federico Zuccari, gli Orefici chiameranno lo stesso pittore a restaurarlo. La facciata è su disegno di Flaminio Ponzio, anno 1620.
La chiesa di Sant’Eligio degli Orefici è sede dal 1509 dell’Università degli Orefici Argentieri dell’Alma a Roma.
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