Il contenuto di questo accordo era già stato abbozzato alla Cop 21 di Parigi del 2015 .
Adesso gli stati più ricchi dovranno versare nelle casse dei paesi vulnerabili e non responsabili dei danni causati dai cambiamenti climatici che li affliggono, 100 miliardi ogni anno per compensare i danni prodotti.
Dopo l’inondazione del Pakistan del 4 settembre scorso che ha messo in grave pericolo 33 milioni di abitanti, il primo ministro ha tuonato al vertice mondiale ricordando che non esiste un pianeta B e che quindi va fatto ogni sforzo per evitare che si ripetano simili calamità.
L’accordo concluso alla Cop 27 di Sharm El Sheik è stato raggiunto in extremis dopo due settimane difficili e il rischio di un clamoroso fallimento.
A notte fonda è arrivata l’intesa storica per i Paesi più poveri, ma al ribasso per gli alti obbiettivi fissati ogni anno dalle Coop che riuniscono esperti e funzionari di quasi tutti i Paesi del globo. “Uno degli aspetti positivi che ci entusiasmano è il fondo per le perdite e i danni” ha detto la delegata per il Ciad “istituito per la prima volta nella storia, per coloro che sono più colpiti, ma non abbiamo l’accordo per i combustibili fossili che era la cosa più importante.”
COP27: L’ONU e l’Unione Europe non nascondono la delusione
Si possono anche pagare i danni ai Paesi più poveri che non sono i principali responsabili dell’inquinamento, ma se non riduciamo le emissioni, le perdite saranno sempre più gravi.
Il presidente egiziano della Coop 27 ammette di non essere totalmente soddisfatto ma di aver solo limitato i danni.
“Abbiamo ascoltato tutti i pareri e le posizioni e ricavato un punto di consenso che soddisfa le ambizioni e gli interessi minimi delle delegazioni” ha spiegato Sameh Shoukry, soddisfatto per aver mantenuto il limite del riscaldamento globale a un grado e mezzo nonostante il disappunto della Cina. La “linea rossa da non oltrepassare” dice il segretario generale dell’Onu.
A Sharm imprese e Paesi produttori di gas e petrolio hanno tentato in ogni modo di rallentare una transazione necessaria e ormai inevitabile ma che si scontra oggi con una crisi economica che rimette tutto in discussione .
La pia illusione di mantenere il grado e mezzo è già sconfessata dai dati che ci giungono dai satelliti in orbita del progetto Copernicus.
Il bacino del mediterraneo è già più caldo di 1 grado e si prevede che entro il 2030 saranno 2 i gradi in più rispetto al periodo preindustriale.
Ci attendono conseguenze inedite e mai sperimentate dalla razza umana. Quanto accaduto in Pakistan è solo un piccolo esempio di ciò che sta per accadere a livello globale.
Non ci sono confini per i fenomeni climatici.