Che l’entroterra di Imperia sia terra di olivi lo sanno anche i bambini.
Le strade che da Oneglia e da Porto Maurizio risalgono le colline della val Prino e della val Maro percorrono chilometri di curve immerse in un paesaggio argenteo come non ce ne sono altri di così vasti e intensi in tutta la Liguria.
Oggi saliamo nell’alta valle del Maro, quella dove scorre il tratto più a monte del torrente che sfocia in mare come torrente Impero e da 99 anni dà il nome alla città di Imperia.
Andiamo ad Aurigo, borgo di poco più di 300 abitanti ben sistemato su un crinale a 430 metri di quota.
Un paesino simile a tutti i paesi suoi “fratelli” sparsi per la valle, con i tetti rossi e il campanile della chiesa della Natività di Maria Vergine che spicca alto sopra il mare di olivi ordinatamente distribuiti lungo le fasce di terreno ben coltivato.

Aurigo… probabilmente il toponimo deriva (come quello del “cugino” borgo di Apricale in val Nervia) dal latino apricus, cioè “esposto al sole”.
Le sue prime notizie riferiscono di un castello dei conti di Ventimiglia qui eretto nel XIII secolo e di un santuario dedicato a Sant’Andrea, ancora esistente, poco più a monte del borgo. Dal 1575 Aurigo, insieme a tutta la valle del Maro, entrò nei possessi dei Savoia.
Mi risulta che a tutt’oggi, nel palazzo erede dell’antico castello, vivano ancora alcuni discendenti diretti di quei conti di Ventimiglia che – prima autonomamente, poi come feudatari dei Duchi di Savoia – ressero le sorti del paese per diversi secoli.
Ma non ho il piacere di conoscerli.

Ho avuto invece il piacere di conoscere una giovane coppia di imprenditori aurighesi insieme al loro più “esperto” collaboratore: Simone e Lucia Boero e Leonardo Schenardi.
Simone e Lucia sono giovani, non ho chiesto loro l’età ma direi che potrei essere loro genitore, diciamo così.
Sono gli eredi di una famiglia che dal 1948 ha sfornato pane per gli aurighesi, e grissini e biscotti di Aurigo (la versione locale dei biscotti del Lagaccio) per tutta la provincia di Imperia.
Quando la Agnesi ha chiuso lo storico e glorioso stabilimento di Imperia un artigiano pastaio rimasto senza lavoro, Leonardo Schenardi, ha sviluppato con Simone e Lucia l’idea di trasformare il forno da pane in pastificio, cosicché non si perdesse nella Riviera dei Fiori l’antica tradizione della produzione di pasta secca.
Detto fatto: ora il Pastificio Bergonzo produce e vende in diversi supermercati della Riviera dei Fiori diverse tipologie di pasta secca corta e lunga, focaccia secca, biscotti “del Lagaccio” e grissini.
Vende con successo, nonostante il prezzo sia più alto di quelle delle paste industriali.
Ma ne ha ben donde, le farine arrivano da grano prodotto interamente in Italia, l’acqua è della val Maro a “km zero”, le quantità di pasta prodotta sono necessariamente limitate.
Siccome Aurigo è un paesello grazioso ma come tanti borghi dell’entroterra ligure non è propriamente “a portata di mano”, tanto più per i camion che portano su la materia prima e portan giù il prodotto finito, è in preparazione il trasferimento del piccolo laboratorio pastificio in un più ampio e comodo edificio di Imperia.
Così che la città possa tornare a essere una capitale dell’industria pastaria come grazie ad Agnesi era stata per quasi due secoli.
Intervista a Stefano Boeri e Leonardo Schenardi, Pastificio Bergonzo, Aurigo, 16 novembre 2022
https://m.facebook.com/people/Bergonzo/100064005934844/
Foto e Videointervista: Gianni Dall’Aglio