Cedolare secca, Barbieri: «Reintrodurla aiuterebbe a recuperare i tanti locali sfitti anche a Genova»
L’introduzione di una cedolare secca sulle locazioni commerciali sarebbe un intervento di grande utilità per le imprese. Così Confesercenti commenta la proposta del viceministro all’economia Maurizio Leo di allineare il meccanismo di tassazione su unità immobiliari e immobili commerciali.
Cedolare secca: i precedenti
Il provvedimento è stato cancellato a fine 2019, creando ulteriori difficoltà soprattutto ai piccoli negozi. La cedolare secca rappresentava un regime di tassazione agevolato che diminuiva la possibilità di evadere le tasse e rendeva i locatori di immobili dei sostituti di imposta; con una percentuale di tassazione che era prevista al 21%.
Il Governo Conte, al suo secondo mandato, poi decise di non approvarla per i locali commerciali tramite la legge di Bilancio 2020.
Reintrodurre la cedolare secca – misura che Confesercenti aveva chiesto e ottenuto e che adesso è stata inserita tra le proposte presentate al Governo Meloni – vorrebbe dire provare ad arginare il caro-affitti che, in molte città, mette in seria difficoltà le imprese del commercio.
«La reintroduzione della cedolare secca risponderebbe anche alla necessità di recuperare e reimmettere sul mercato i tanti negozi sfitti delle nostre città, Genova compresa, e a migliorare i rapporti contrattuali dei canoni di locazione in un contesto economico non facile, visti i margini sempre più ridotti a causa dell’incremento dei prezzi delle materie prime, dei prodotti e dell’energia – commenta il direttore di Confesercenti Genova, Paolo Barbieri -. Un negozio in attività genera sicuramente più gettito di uno sfitto, per cui la misura sarebbe positiva anche per il fisco, per non parlare dei benefici in termini sociali e di sicurezza che la presenza di un’attività di prossimità comporta».
Cedolare secca per contrastare le chiusure
Una soluzione che potrebbe dare nuova spinta ai gestori di locali commerciali, che hanno sofferto non poche difficoltà. Solo a Genova in sei mesi del 2021 sono stati chiusi 244 negozi.
Dati allarmanti anche sul piano nazionale, il biennio 2020-2021 ha lasciato il segno: chiusi 85 mila negozi fisici, 10 mila di commercio ambulante per un totale di 100 mila bar, negozi e ristoranti che hanno abbassato la serranda, soprattutto nei centri storici di molte città italiane.
Dopo il covid e le sue conseguenze però arriva un’altra batosta per il mondo del commercio con il rincaro delle bollette e i prezzi alle stelle di luce ed energia. L’ennesima stangata che mette a dura prova un settore in ginocchio per questo, provare ogni misura per scongiurare il pericolo di ennesime chiusure, non solo è sensato, ma doveroso.
Foto di copertina: Bonora Immobiliare
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