Continua a Ventimiglia lo scontro frontale tra Italia e Francia, con code alla frontiera e controlli ai veicoli di passaggio, in barba al trattato di Schengen. 500 nuovi agenti che, nella giornate precedenti, hanno iniziato a “battere a tappeto” le auto degli italiani alla frontiera, dal posto del guidatore fino al bagagliaio. Per fortuna, i controlli si sono allentati per lunedì, a seguito delle rimostranze dell’associazione frontalieri.
Come ha spiegato Roberto Parodi, che ne è segretario, ai microfoni di Primocanale:
“Abbiamo 7mila frontalieri che ogni giorni vanno in Francia per lavorare, se oggi fosse capitato quello che è successo ieri sarebbe stato impossibile raggiungere il proprio posto di lavoro. Oggi il problema è risolto ma ogni 15 giorni i francesi cambiano comandante e mi auguro che il prossimo che arriverà sia della stessa mentalità di quello che c’è oggi.”
Invece più diretto è il presidente Toti, che denuncia una “totale violazione del trattato di Schengen” lamentando “lunghe code alla frontiera tra Italia e Francia a Ventimiglia”.
“Parigi ha aumentato gli agenti sul confine e controlla tutti i veicoli in transito. Io sono convinto che l’Italia abbia ragione, ma sono ancor più convinto che l’Europa non possa permettersi scene come questa in un momento così complesso, con la guerra alle porte e una crisi economica incombente. Tutti bravi nei talk show a dire che l’UE dovrebbe contare di più nel mondo, ma poi va in crisi per 200 migranti. Troppi predicano solidarietà ma praticano più che altro l’egoismo e la propaganda.”
Eppure fino a non molti anni fa non si vedeva un poliziotto alla frontiera ed era consentito passeggiare tranquillamente lungo il confine tra i due paesi. Cosa, dunque, è cambiato ed in che modo?
Il Trattato di Schengen
L’accordo di Schengen è un trattato internazionale firmato a Schengen il 14 giugno 1985 tra Benelux, Germania Ovest e Francia, che prevedeva la creazione di uno spazio comune, tramite una progressiva eliminazione dei controlli alle frontiere per merci e persone. A partire dal 1999 venne integrato nel quadro giuridico dell’Unione Europea. Oggi ne è, difatti, uno dei pilastri più importanti.
Si tratta di un tassello inestimabile per la formazione di una comune identità. Esso è vitale anche per il commercio. L’assenza di controlli alle dogane è indispensabile per attuare concretamente l’idea di un mercato unico in cui le merci circolino liberamente.
Il trattato si inserisce nel cosiddetto acquis di Schengen: l’insieme di quelle norme volte a favorire la libera circolazione dei cittadini all’interno del cosiddetto Spazio Schengen.
Per motivi assolutamente eccezionali il trattato può essere sospeso fino ad un massimo di 6 mesi.
Questa eventualità si è verificata un totale di 116 volte, sempre per periodi brevi ed in ragioni di situazioni particolari, come il caso del G8 di Genova o per la pandemia. Negli ultimi anni, invece, il trattato è stato sospeso anche per questioni legate a migranti e terrorismo.
In questo caso attuale, va precisato che, tecnicamente, l’accordo non è stato sospeso e che è ancora possibile superare il confine. Tuttavia i controlli massicci lungo la frontiera sono una chiara deroga ai trattati europei, tanto più che non si è verificata a fronte di un evento eccezionale, ma come strumento di ripicca dei confronti del Governo nostrano.
In Europa
Un grande assente in questa crisi è stata la Germania, chiamata in causa dall’alleato francese. Il tonante silenzio tedesco si è infranto con le dichiarazioni del portavoce del Ministero degli interni tedesco: “Continueremo ad attenerci al Meccanismo di Solidarietà nei confronti del Paesi che permettono l’approdo di migranti salvati in mare. Questo vale espressamente anche per l’Italia, che ha permesso lo sbarco di tre navi. Andremo avanti nel nostro sostegno fino a quando l’Italia terrà fede alla sua responsabilità per l’accoglienza dei migranti salvati dal mare.”
Analoga risposta anche dal Lussemburgo, che esprime un augurio di riconciliazione tra i due paesi in rotta di collisione.
Da Bruxelles intanto fanno sapere che sarebbe in programma un incontro proprio per distendere la situazione.
Sperando che lo strappo non abbia mandato all’aria tutti i passi avanti del nostro paese nella ridiscussione sulle regole per la gestione dei flussi migratori (il tutto per un atto di forza simbolico), l’apertura europea è una boccata d’ossigeno che fa ben sperare.
La riunione si dovrebbe tenere prima del Consiglio Affari Interni previsto nella prima settimana di dicembre. Il nostro governo dovrebbe appellarsi al buon senso europeo ed evitare ulteriori inutili scontri di bandiera per lavorare sulle soluzioni concrete alla crisi.
Allo stesso modo, ci si augura anche che si possa risolvere una volta per tutte il paradosso francese, che canta l’Inno alla Gioia mentre blinda le frontiere tra i due paese con 500 nuovi agenti di polizia.