Sudare, studiare con dedizione canto o uno strumento, dedicare tempo al solfeggio o all’armonia.
Con queste basi e molta gavetta si può diventare musicisti e poi forse artisti, argomento che tratterò in altri articoli spiegando la differenza.
Questo mio pezzo non vuol spaventare l’allievo che si approccia alla musica ma far riflettere tutti i giovani sul fatto che i “talent” sono solo una scorciatoia per un successo temporaneo che può trasformarsi nel volo di Icaro.
È anche vero che, dopo anni di studio, qualsiasi musicista o cantante può essere una meteora nel mondo dello spettacolo. Ma in cuor suo sa di avere un bagaglio enorme che può aprirgli altre strade nello stesso ambito, come l’insegnamento della musica, la cura degli aspetti tecnici di un concerto e molto altro, o in altri ambienti lavorativi.
Si è detto più volte che i talent sono dei veri “tritacarne”.
Tesi che sposo totalmente in quanto per ottenere audience spesso questi programmi “buttano” e sfruttano nell’arena virtuale, la tv, ragazzi che molte volte non hanno neanche la minima idea di cosa stiano facendo ma si fanno avanti solo per tentare di conquistare una popolarità che potrà durare una stagione. E poi? Il nulla, il buio.
Il giovane si ritrova nella vera realtà dove si deve mettere in gioco con altri coetanei che intanto hanno costruito in silenzio il loro piccolo o grande percorso musicale con tanta umiltà.
Da qui, s’insinua anche la possibilità di crollare psicologicamente perché ciò che poteva essere splendente era solo una tentazione con la data di scadenza.
Metaforicamente mi siedo sulla cattedra, un gesto che molte volte faccio nelle realtà per ascoltare le domande dei miei allievi.
Senz’altro uno di loro mi potrebbe chiedere “maestro, ma i Maneskin?“.
Anche loro hanno partecipato a un talent e la mia risposta sarebbe la seguente “Certo, e avrebbero potuto vincere meritatamente (si sono classificati secondi nel 2017, ndr) perché avevano una predisposizione spiccata per la musica. Ma bisogna tenere a mente che prima hanno fatto molta gavetta”. Poi hanno raccolto i frutti.
Anche altri concorrenti negli anni passati arrivavano con un ottimo bagaglio artistico… ma tutti gli altri che fine hanno fatto?
Quello che voglio sottolineare per tutti i ragazzi e genitori che seguono la mia rubrica è di non credere a un successo decretato da talent e social perché questo può arrivare per il caso fortuito di un video o da alcune apparizioni sullo schermo.
Dico loro di studiare e applicarsi ogni giorno con gioia alla musica.
Esempio lampante sono due mie allieve, Lucrezia Ferrara e Miriam Joyce, che stanno ottenendo un buon successo sulle piattaforme digitali e che nei prossimi articoli potranno raccontare quanto io pretenda da loro ogni singolo giorno a livello musicale.
Ogni adolescente deve avere un’adeguata preparazione, anche in Storia della musica, perché ignorare ciò che è stato creato da grandi e piccoli compositori nel passato è un errore.
Quello musicale è un patrimonio immenso, ereditato e da divulgare; fa la differenza conoscere (anche) questa ricchezza. Gli addetti ai lavori lo notano.