PizzAut nutriamo l’inclusione: la prima pizzeria gestita da ragazzi autistici

“Mi ricordo che sì, si escludeva sempre il più debole.”

Che cosa c’entra Vasco Rossi con PizzAut e con l’autismo? 

C’entra eccome. Perché così cantava il Blasco: “Mi ricordo che sì, si escludeva sempre il più debole.”

E succede a tutti, più o meno deboli, almeno una volta nella vita, di sentirsi esclusi. E’ brutto, davvero molto brutto: una sensazione di profonda inadeguatezza, di muto dolore e di violenta ingiustizia.

Ma passare tutta la vita così com’è? Tutta la vita con dentro un fardello pesantissimo da portare. Come se poi fosse di qualcuno la colpa. 

Si nasce come si nasce: alti, bassi, belli, brutti, svegli o più tranquilli: non abbiamo nessun merito o demerito.

Non abbiamo scelto noi il pacchetto regalo. E non l’hanno scelto neppure i nostri genitori.

Proviamo ad immaginare proprio uno dei nostri figli, per chi li ha, o comunque una persona a noi particolarmente cara che nasce con un disturbo, un qualsiasi disturbo fisico o psichico in grado di minare la sua esistenza “normale”.

Poi proviamo ad immaginare che una di queste persone sia autistica.

Ma che cosa vuol dire autistico? Tante cose tutte insieme, infatti oggi si parla di Disturbi dello Spettro Autistico, sindromi di origine neurologica.

In Italia si stimano circa 600.000 persone affette da disturbi dello spettro autistico e altrettante famiglie coinvolte. 

Quello che però davvero conta è che dietro a numeri, classificazioni ed elenco di sintomi, c’è sempre una persona: con la sua vita, la sua storia, la sua famiglia, i suoi sogni.

PizzAut e il sogno di Nico Acampora

Ed è proprio da un sogno che nasce un progetto davvero esclusivo: PizzAut, pizzeria a Cassina de’ Pecchi a Milano.

PizzAut nasce dal sogno di Nico Acampora, padre di Leo, bambino autistico, ma non solo quello. Perché la malattia non deve e non può diventare la persona. E, soprattutto, non deve isolare. 

“Siamo un gruppo di sognatori che pensa si possa costruire un mondo migliore…tutti insieme anche grazie a te. 

Siamo un gruppo di ragazzi autistici che insieme a Nico Acampora, fondatore di PizzAut e papà di un bimbo autistico, sta costruendo un grande progetto di inclusione, una grande opportunità per noi ma anche per te.”

E’ questa la presentazione di PizzAut sul sito ufficiale del locale.

Il menu proposto è succulento ed invitante tra antipasti, frittini e pizze speciali e gourmand.

Da PizzAut troviamo Nico Acampora, educatore e fondatore del progetto, ma soprattutto troviamo loro, i veri padroni di casa:

Matteo, Alessandro e un altro Matteo i pizzaioli, Lollo, Leonardo, Lorenzo, Francesco e Andrea i camerieri, Gabriele il Maître di sala, Francesco cameriere e barman.

Questa allegra brigata accoglie gli ospiti della pizzeria per offrire loro cibo di qualità, professionalità e sorrisi.

Sono loro a gestire il locale, affiancati da professionisti della ristorazione e della riabilitazione.

A ciascun ragazzo, dopo una prima fase di formazione, viene affidata la mansione più rispondente alla propria personalità e alle proprie esigenze.

Le terapie sono importanti, ma lo sono altrettanto la qualità della vita e il benessere emotivo e psicologico di questi ragazzi che adesso hanno un futuro e possono costruire il loro percorso di autonomia grazie al progetto PizzAut.

Nico Acampora scrive queste parole sul sito: “PizzAut è un laboratorio di inclusione sociale e allo stesso tempo un modello che offre lavoro, formazione e dignità alle persone autistiche.

In Italia sono 600.000 le persone con autismo e nessuno di loro è inserito nel mondo del lavoro.”

Nico Acampora

“Noi pensiamo che un altro mondo sia possibile.”

Qualche giorno fa Nico ha preso parte alla trasmissione di RAI2 O anche no e durante l’intervista con la giornalista Paola Severini Melograni, tra le altre cose ha aggiunto:

“…le politiche del lavoro che si rivolgono alle persone autistiche non possono essere destinate solo agli autistici ad alto funzionamento e con alti livelli cognitivi…anche se le stesse sono chiaramente auspicabili e benvenute.

Devono e possono avere un’occasione di lavoro anche tutte le altre persone nello spettro, anche le persone con deficit cognitivi e relazionali, fatte salve  le garanzie di sicurezza del lavoratore e la sua dignità di esecuzione attraverso mansioni che lo possano rendere davvero autonomo…almeno nei lavori che gli vengono assegnati”

Il problema è la possibilità di inserire sempre più persone in un progetto formativo e lavorativo analogo “Malgrado ciò non sempre sono in grado di prendere tutti i ragazzi Aut che passano da me. Per questo a volte mi sento in colpa e mi rattristo.

Ma essere triste non risolve le questioni. E aggiunge: 

“Sono convinto che bisognerebbe costruire una rete di imprenditori sociali che svolgono attività diverse…perchè magari chi dei ragazzi Aut non è adeguato in una cucina può esserlo in un altro luogo di lavoro.

Magari può  esprimersi al meglio in un magazzino, in un hotel, oppure a raccogliere l’uva, a imbottigliare vino o chissà in quante altre attività.

Ecco, sono sempre più convinto che un Mondo Migliore si possa costruire davvero, …ma solo Insieme.”

Qualche volta, però, ci sono anche notizie che fanno bene al cuore.

Pochi giorni fa un cliente della pizzeria al momento del conto di 90 euro ha donato ben 1000 euro per finanziare i lavori di ristrutturazione per la prossima apertura a Monza.

Tatuatore di professione e padre di un bambino autistico di cinque anni, l’ospite della pizzeria ha deciso di contribuire con un gesto concreto allo sviluppo di PizzAut.

E Nico gli ha promesso che suo figlio sarà il benvenuto come pizzaiolo, cameriere o barman.

PizzAut

Bisogna includere e non escludere.

Tutti questi ragazzi devono potersi sentire accolti e sentire di far parte di un qualcosa.

PizzAut è una realtà importante da portare avanti perché offre lavoro, formazione e dignità alle persone autistiche.

E tutto questo è un bene anche per noi. Che possiamo contribuire a garantire un lavoro a questi ragazzi. Perché è bene ricordare che non si vince mai da soli.

Rosella Schiesaro

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