Si chiude con due indagati, Valter Cammelli, amministratore delegato di Amat, e Valerio Chiarelli, direttore esecutivo di Rivieracqua, l’inchiesta della procura di Imperia per inquinamento ambientale, getto pericoloso di cose e inosservanza dei provvedimenti dell’autorità, che tocca da vicino il depuratore comunale di Imperia.
A Cammelli, AD della società mista che gestiva l’acquedotto di Imperia prima del passaggio a Rivieracqua (gestore unico del ciclo integrato delle acque in provincia) e a Chiarelli si contesta in particolare di non aver ottemperato all’ordinanza sindacale contingibile e urgente del 24 gennaio 2020.
“Più in particolare – si legge nell’avviso di conclusione indagini – a seguito dell’ordinanza emessa, Amat ometteva di effettuare gli interventi utili e necessari al ripristino della perfetta funzionalità della condotta di rilancio a mare delle acque depurate, in uscita dall’impianto di depurazione comprensoriale e dello sfioratore di emergenza“.
Rivieracqua: “Ometteva di adottare gli accorgimenti atti ad evitare afflussi di acque dall’impianto di depurazione alla stazione di rilancio a mare, interventi definiti ‘improcrastinabili al fine di mantenere il corretto funzionamento dell’impianto di depurazione’ delle acque reflue della Città di Imperia dall’Ordinanza Sindacale contingibile e Urgente“.
A loro carico c’è anche l’accusa di aver versato “nello specchio acqueo antistante la città di Imperia in corrispondenza della foce del torrente Impero e nei pressi della scogliera in località Ferriere, reflui dell’impianto di depurazione cittadino ovvero sostanze atte a imbrattare e/o a molestare persone, omettendo di eseguire la riparazione della condotta di rilancio a mare dei reflui di detto impianto“.
A Chiarelli soltanto viene contestato il fatto di aver cagionato “abusivamente dall’1.10.2021 al 14.03.2022, per colpa, un deterioramento significativo e misurabile delle acque dello specchio acqueo antistante la città di Imperia ovvero, nello specifico, tra gli abitati di Borgo Marina ed Oneglia, zona assoggettata a vincolo paesistico-ambientale“.
I due dirigenti sono finiti sotto indagine appena qualche giorno fa. Quando la Procura di Imperia li aveva indicati come responsabili di inquinamento ambientale dopo la scoperta di uno sversamento di reflui non depurati in mare.
Le indagini sono state condotte dalla Guardia Costiera su tre livelli.
In mare, tramite campionamenti delle acque e la verifica delle precarie condizioni strutturali delle condotte (principale e di emergenza) del depuratore.
Dall’aria, per rilevare, attraverso l’impiego di elicotteri equipaggiati con sofisticati sistemi di telerilevamento, la presenza di sostanze estranee all’ambiente marino, misurando la differenza termica derivante dall’immissione delle sostanze inquinanti. L’impiego del mezzo aereo ha permesso di verificare in tempo reale la presenza di anomalie ambientali a mare e vicino alla costa.
E in ultimo, da terra per effettuare il campionamento in diversi punti sensibili, grazie ai quali è stata individuata, in acqua, la presenza di inquinamenti provenienti da sostanze chimiche, organiche e di tipo fecale e in particolare notevoli percentuali di batterio escherichia coli.
Le indagini hanno permesso di ricostruire dal punto di vista amministrativo, tecnico ed esecutivo la natura illecita della gestione delle lavorazioni di riparazione del rilancio in mare del depuratore e di appurare lo sversamento prolungato dei reflui non depurati direttamente in mare, causando una significativa compromissione della matrice ambientale delle coste imperiesi.
Foto di copertina: Prima La Riviera.it
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