Una nuova ordinanza anti-alcol! È anni che andiamo avanti così. È anni che diciamo che come atto momentaneo è giusto per arginare la degenerazione degli attuali comportamenti.
Tuttavia, questo non può essere il metodo. Non è normale!
I dati del nostro Report 2021-2022 parlano chiaro. Il 21% dei nostri ragazzi fra 14 e 15 anni e il 42% fra 16 e 17anni beve per ubriacarsi.
A tutto ciò va aggiunto il consumo industriale di cannabis (17% fra i 14-15 anni, 38% fra 16 e 17 anni) spesso associato a nuove sostanze sintetiche o farmaci non prescritti (antidolorifici, psicofarmaci, doping, ecc) (oltre l’11% fra 16 e 17 anni).
Più di un terzo non consuma frutta e verdura e non fa alcuna attività sportiva!
Persone che “bevono troppo” e che molestano ci sono sempre state e sempre ci saranno, ma il fenomeno ora è fuori controllo.
E’ il sintomo che in questi ultimi anni la visione di società della nostra città e della nostra Regione non è quella che costruisce una comunità sobria, riflessiva, costruttiva e solidale, insomma una comunità serena e che “vive bene”!
Come fa ad esserci la costruzione del “pensiero” in una Regione collocata ai primi posti per il numero dei bar e all’ultimo posto per numero di impianti sportivi in Italia?
Da circa 10 anni diciamo che è opportuno promuovere una solida collaborazione fra autorità politica, autorità scolastica, autorità sanitaria/ socio-sanitaria e non solo.
Nel caso specifico “alcol” anche con le organizzazioni di categoria.
Queste ultime però da un lato dichiarano di essere sensibili al problema, ma dall’altro più si beve è meglio è! Basta non dare fastidio!
La stretta collaborazione fra Istituzioni deve essere tesa a costruire un solido patto educativo da proporre nelle scuole primarie. Un patto da mettere a sistema e non come iniziativa spot, tanto per fare, tanto per farsi vedere belli davanti ai media e che coinvolgono sempre i ragazzi più privilegiati!
Dal 2016 abbiamo costruito il percorso “Educazione a corretti stili di vita” insieme a insegnanti e genitori volenterosi. Abbiamo battuto il territorio da levante a ponente, dalla costa all’entroterra.
Siamo venuti a conoscenza che in alcune zone il 25% delle famiglie vive con la pensione dei nonni o con l’assegno del disabile. Ci sono tanti giovani in gamba (anche di etnia diversa dalla nostra) che potrebbero cambiare in meglio il mondo, ma che non ne hanno i mezzi.
Povertà, disuguaglianza, razzismo, ecc li bloccano e li costringono a comportamenti controproducenti.
Come aiutarli ad avere i mezzi per autodeterminarsi, per uscire dalla “caverna”, per costruire il senso di responsabilità verso la propria salute e indirettamente ad avere rispetto e amore per la comunità di appartenenza?
Una politica che non persegue questo ha fallito. Che ce ne facciamo di un’area di fronte al mare con belle abitazioni (che in pochi potranno permettersi) quando una percentuale molto elevata della popolazione soffre?
L’idea del “Sindaco dei Giovani” non è male!
Noi dobbiamo ascoltare, comprendere, avvicinarci ai loro problemi per imparare ed agire (con loro) di conseguenza!
Ma può essere utile scegliere un giovane in giacca e cravatta, appartenente ad una famiglia benestante che probabilmente parla già tre lingue e ha una paghetta settimanale superiore allo stipendio di un’operaio?
Come fa a comprendere la sofferenza, il disagio, il pregiudizio, la frustrazione di tanti giovani? Alcuni di questi o reagiranno con comportamenti anomali o troveranno rifugio “nella chimica”.
In una società anziana, ignorante, consumistica e decadente come la nostra non possiamo permetterci di perdere questi ragazzi!
Non era meglio scegliere come sindaco o sindaci dei giovani, attraverso la collaborazione con i docenti delle scuole, qualche giovane in gamba delle nostre disgraziate periferie, che comprendono a trecentosessanta gradi i problemi della vita per poter pensare di costruire insieme ai decisori amministrativi e politici una comunità più giusta e serena?
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