COVID: ne parliamo con il Prof. Antonio Di Biagio, ricercatore e infettivologo al San Martino

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Liguria Today ha intervistato il Professor Antonio Di Biagio, docente di Clinica Malattie Infettive all’Università di Genova.

Ci può illustrare la situazione attuale rispetto al Covid?

Direi che siamo nel momento di coda della pandemia, in cui gli ingressi di persone con patologie respiratorie sono praticamente azzerati, fatto salvo alcuni pazienti non vaccinati nei giorni scorsi. Stiamo quindi vivendo la fine di un incubo.

Le varianti Omicron 1 e 2 sono diverse rispetto al virus iniziale?

Sì, si tratta di un virus completamente diverso. Omicron 1 e 2 sono due varianti molto meno aggressive a livello polmonare, soprattutto la 2. È chiaro, però, che mantengono le caratteristiche del virus originario, e non avere fatto il vaccino può essere un grande fattore di rischio. Questo perché le due varianti mantengono appunto le caratteristiche primordiali sia del ceppo di Wuhan sia del ceppo Delta, e alcune persone non vaccinate potrebbero esserne colpite gravemente.

Come si riconosce e quanto può durare il long covid?

Il long covid è una sindrome complessa come lo è d’altronde lo stesso Covid. Infatti il Covid non è una semplice polmonite. Le persone più soggette, o a rischio di long covid sono quelle che hanno avuto una forte patologia Covid con coinvolgimento di diversi organi e tessuti. Ricordiamoci che è un virus ubiquitario che penetra anche nel sistema nervoso, nei nervi e addirittura nei testicoli, come è stato verificato da studi recenti. Una volta entrato in questi organi e tessuti il virus può rimanervi, oppure scatenare una reazione infiammatoria che provoca diversi problemi neurologici, respiratori o encefalici a seconda dall’organo colpito. In linea di massima, dunque, è soggetto a long covid chi è stato attaccato dal virus in maniera forte e non blanda.

È corretto parlare di passaggio da una fase pandemica a una fase endemica?

Credo di sì, anche se questo virus ci sta facendo rivedere tutti i nostri libri e le nostre conoscenze. “I miei studi di trent’anni di biologia sono crollati in due anni”. A parte questo, vi ricordo che a distanza di quarant’anni, per esempio, è stata recentemente isolata una variante del virus HIV più aggressiva della prima. Quindi non potremmo mai dire di avere sconfitto definitivamente SARS-Cov-2, ma nel momento in cui le mutazioni, le sue modifiche nel genoma vanno verso le attuali condizioni, forse non varrà la pena vaccinarsi per un raffreddore. Nessuno si vaccina per il rhino-virus (che causa il raffreddore comune). Il rischio però è che il virus possa ribaltare completamente la sua struttura, perché si tratta di un gioco di combinazioni, e la combinazione sbagliata nel riformarsi si può verificare – anche perché questi virus si replicano talmente velocemente che l’errore è una probabilità concreta, e anziché modificarsi sulla contagiosità si modifica sull’aggressività, e questo può determinare una nuova ondata pandemica. A mio avviso, però, non sarà mai come le precedenti, anche perché “un po’ di anticorpi ci sono”, i vaccini ci sono, e non credo torneranno più le zone rosse di due anni fa.

Cosa ne pensa della road map tracciata dal governo per uscire dallo stato di emergenza?

Secondo me sono state fatte delle scelte di buon senso. In considerazione anche del fatto che viviamo in un Paese notoriamente contro le regole. Gli Italiani in certi casi vanno “accompagnati”… Inoltre bisogna tenere conto che in Italia ci sono ancora 1 milione e 200 mila persone non vaccinate, e che se si ammalassero tutte insieme di colpo metterebbero in ginocchio il sistema sanitario. Il concetto di un’apertura lenta e progressiva contempla pure una specie di effetto diluizione dei contagi nei prossimi mesi estivi e autunnali. In modo da non caricare i reparti di nuovi contagiati.

Siamo anche in ripartenza sanitaria?

Direi proprio di sì, oltre alle malattie infettive che seguono anche altri pazienti, i colleghi oncologi, chirurghi, cardiologi e di altre specialità hanno questa necessità. È il momento di riaprire completamente per tornare a offrire tutti quei servizi ospedalieri che sono stati “accantonati” a causa dell’emergenza pandemica. Dai prossimi mesi assisteremo al riscatto della sanità italiana, ligure e genovese.

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