Nella Genova di fine anni 80, la scena musicale alternativa, non era molto entusiasmante, quindi i pochi negozi di dischi che importavano i preziosi vinili, erano costantemente presieduti dai ragazzi che leggevano “fantomatiche” recensioni su magazine di settore quali Rockerilla .
La voglia d’emulazione, contagiava tutti: performer, musicisti e recensori in erba…
Alla fine del 1991, iniziai a collaborare con dei ragazzi che avevano appena dato vita ad una nuova fanzine musicale: PSYCHE OUT.
Con l’uscita del terzo numero, la redazione si sciolse…mi ritrovai così da solo a portare avanti quell’interessante ma complicato progetto.
Iniziai a contattare altre fanzine in tutto il mondo, successivamente le bands che vi apparivano, quindi in un lasso di tempo brevissimo, avevo contatti dalla Lithuania alle Filippine, dalla Bolivia alla Malesia, fantastico!
Per 9 anni, sino all’inizio del nuovo millennio, ricevevo quotidianamente vinili, CD e cassette da gruppi di tutta la scena underground mondiale.
Oggi, a distanza di più di 20 anni, ho deciso di riportare alla luce alcuni di quei lavori rimasti sempre nell’ombra, che sono vere perle sonore sconosciute…..
Apriamo lo scrigno…
Sweet tooth, “Electric magic” white rabbit 1989
Da sempre esistono binomi indissolubili. Uno tra i più inossidabili è quello tra l’Isola di Wight e il suo festival musicale.
Dopo la prima edizione del ’68, le spore della psychedelia, hanno attecchito in maniera definitiva, favorendo il proliferare di una creatività estremamente caleidoscopica, sino a giungere alle estremità della sperimentazione musicale.
Tra gli abitanti dell’isola, chi è rimasto certamente colpito dall’onda psychedelica, c’è Alge, al secolo Alan Beltame, ovvero il bassista degli Sweet Tooth.
Nati dalle ceneri dei Beggar’s Farm, che col loro unico lavoro “the Death of a dream“, si sono conquistati un piccolo posto tra i collezionisti. La band esordisce con questo “Electric magic” presentandosi come il classico power trio coadiuvato da Face man alla chitarra e Jason ‘b’ rock alla batteria.
Un trio che va proponendo un sound psichedelico che spesso, sfocia in sonorità molto più hard, dove lo spirito guida di Marc Boland, Pink Faries e High tide aleggiano in maniera non ingombrante.
Uscito in poco meno di un migliaio di copie, purtroppo la minuscola etichetta White Rabbit, non era in grado di supportare adeguatamente questo progetto musicale, andando ad impattare negativamente sul risultato finale, con una registrazione veramente low-fi (purtroppo nel senso negativo del termine) non rendendo giustizia a ottimi ed eccellenti brani quali l’incalzante “Star star“, oppure “Sky high” dove sembra davvero di esser sbalzati negli anni del festival.
Ad originare quest’orgia chitarristiche, c’è “Lady, struggente ballad che permette di rifiatare un istante, prima di rituffarsi totalmente nel girone dantesco chitarristico di “Star dancer” e “the Piper of dreams” tra le cose migliori dell’album.
Accolto piuttosto freddamente, a distanza di anni, direi che Alge si è preso una bella rivincita, facendo ricredere più di una persona, regalandoci ancora quel profumo psycho-heavy-rock, sempre inebriante.