L’ansia è la paura condizionata dall’intelletto. Quando pensiamo rischiamo costantemente di esagerare, in positivo o in negativo, le nostre paure e questo modo ingigantito di sentirsi corrisponde all’ansia.
Durante questi giorni invernali, sentiamo maggiormente il bisogno di essere accuditi, compresi e amati, malgrado il nostro umore.
Ogni paura è funzionale alla sopravvivenza: se ho una imminente paura è perché ho percepito il pericolo della mia vita, così agisco seguendo la mia paura, per salvarmi.
Cosa succede, invece, con l’ansia e perché si manifesta?
Questa emozione è una forma di paura, per così dire: “pensata” dal cervello. I suoi sintomi sono molto simili e si possono percepire sotto forma di bruciori gastrici, di contratture addominali e dolori faringei.
Ciò che cambia di molto tra le due sensazioni è il ruolo che gioca la mente nel gestirle.
Mentre per una paura immediata, il corpo tende ad attuare immediatamente i relativi riflessi di evasione e gestione del pericolo, per esempio nello schivare un pericolo mortale, per il caso di un’ansia succede di avvertire da lontano un fantomatico pericolo, senza però avere la certezza di una sua realizzazione.
Anche l’ansia, a suo modo, è protagonista delle nostre vite moderne.
Se un tempo l’umanità disponeva di una quantità maggiore di pericoli imminenti da fronteggiare, nel tempo presente e soprattutto nei paesi finanziariamente ricchi del Pianeta la vita si conduce maggiormente con guerre psicologiche.
Non c’è, in questo contesto, bisogno di combattere contro i leoni della Savana, ma esiste lo stesso il bisogno di non perdere il guadagno economico, per sopravvivere. Ed ecco che l’ansia gioca il suo ruolo di premonitrice imperfetta di qualsiasi problema che giunga dal futuro per attentare la sussistenza di chi la prova.
Per confortarci con notizie migliori, rischiamo di allontanare le nostre ansie, rimandandole temporaneamente al futuro, rimandando i nostri problemi a successivi momenti, senza risolverli.
Il movimento del nostro umore è un indicatore importante per aiutarci a rivelare quando rischiamo di fraintendere i fatti della realtà.
Se ci sentiamo tristi, rischiamo di osservare tali avvenimenti in modo per noi distruttivo e colpevolizzante; se ci sentiamo euforici, rischiamo di sottovalutare i pericoli.
Vivere i propri pensieri, accogliendoli, può essere una valida via per studiare e apprezzare le strategie per risolvere ogni intimo problema. E’ inoltre il modo per scegliere consapevolmente ciò che si vuole. Equilibrando così l’umore personale, possiamo valorizzare le nostre emozioni e le scelte che ne derivano.
Potersi ascoltare, percependo le proprie ansie e i propri bisogni, è il migliore aiuto per sapere chi e cosa scegliere al proprio fianco, per farsi del bene.
Questo è il primo grande passo verso la realizzazione personale.