Il risultato finale della Cop26 sul clima è stato un crac, del resto annunciato. L’era del carbone non è finita, tantomeno quella del gas.
Nessuna decisione degna di rilievo è stata presa, nonostante sia chiara a tutti la drammaticità della crisi climatica. L’unica garanzia che abbiamo è la mobilitazione popolare permanente per scuotere davvero la politica.
Un piccolo segnale che le cose possono cambiare viene dalla Spezia, dove la pressione civile contro il progetto dell’Enel di realizzare una nuova centrale a turbogas ha spostato sul no l’insieme delle forze politiche, anche quelle di centrodestra, al governo di Comune e Regione, inizialmente favorevoli.
Nelle ultime settimane sono intervenute novità importanti.
Dopo il voto unanime contro la nuova centrale del Consiglio Comunale c’è stato anche quello del Consiglio regionale. Mentre il Comune non ha poteri in materia, la Regione ne ha: la legge prevede infatti, per impianti di questa natura, l’intesa del Governo con la Regione. Se l’intesa viene negata, il progetto decade.
Ciò che è avvenuto finora in Regione tuttavia non basta, e la spinta democratica deve proseguire. Un ordine del giorno del Consiglio ha valore, ma ancor più lo ha un atto amministrativo: una delibera della Giunta regionale.
Il no della Regione all’intesa con il Governo (se il Governo dovesse andare avanti) è a questo punto obbligato, ma va ben motivato con un atto amministrativo, fondato sia su considerazioni sulla specificità del sito spezzino – e quindi sull’inammissibilità di far insistere all’interno del perimetro edificato urbano, caso unico in Italia, tra case, palazzi e quartieri, una centrale elettrica a combustibili fossili – sia sul richiamo alla dichiarazione di Terna, il gestore della rete elettrica nazionale, secondo cui i 500 MW previsti alla Spezia con il turbogas non sono più necessari nel quadro nazionale di produzione di energia (l’altra novità importante di questa ultima fase).
Ancora: c’è una procedura di VIA (Valutazione di impatto ambientale) in corso.
La Regione dovrebbe intervenire per sostenere la sua nuova posizione, che renderebbe inutile la stessa procedura.
Bene ha fatto la “Rete per la rinascita delle aree Enel di Vallegrande” a chiedere l’archiviazione della procedura, per iniziare subito una discussione sulla bonifica del sito e sulle prospettive di nuovo utilizzo dell’area.
Regione e Comune dovrebbero fare altrettanto.
Nulla è scontato, anche perché, sul gas come sul nucleare, le lobby non mollano.
Sui tavoli della Commissione europea c’è un dossier da chiudere. Si chiama “tassonomia”, ed è un sistema con cui l’Ue definisce quali sono le attività economiche da ritenersi sostenibili.
Ad aprile l’Ue era orientata a escludere il gas e il nucleare dalla “tassonomia”, ma da allora sono cominciate le pressioni degli Stati e dei potenti gruppi di interesse legati al gas e al nucleare.
Pressioni che sembrano avere avuto la meglio.
L’Unione europea sta vacillando, mentre il Governo Draghi vacilla fin dall’inizio, pressato da Eni e Enel.
L’unica speranza è la marea umana per il clima che abbiamo visto nei giorni scorsi a Glasgow e in molte altre città.
Che sia questa la nuova sinistra globale?
GP
articolo scritto dalla redazione de La voce del Circolo Pertini
N.d.R: L’opinione degli autori non coincide necessariamente con quella della Redazione.
Copertina: Corporate Enel