Siamo sul costone di roccia che divide Ventimiglia da Mentone, l’Italia dalla Francia, frontiera vera e travagliata.
Montagna e bosco, sentieri impervi, da sempre luogo carico di storia, di passaggi clandestini nelle varie epoche: i contrabbandieri, gli antifascisti, gli ebrei in fuga dalle leggi razziali, i migranti di ieri e di oggi. Si cerca il passaggio verso la libertà, molto spesso si è incontrata la morte.
Ancora nella notte di sabato 6 novembre è stato trovato un cadavere in un dirupo sottostante il cosiddetto “Passo della Morte”, il sentiero ricavato nella roccia più usato e più pericoloso.
E solo la domenica mattina 7 novembre è stato possibile recuperare il corpo del giovane migrante, caduto nel tentativo di raggiungere la Francia.
Contemporaneamente, nelle stesse ore, i Vigili del Fuoco sono intervenuti per salvare tre migranti tunisini che stavano di nuovo tentando il “Passo della Morte” rischiando di precipitare nel burrone sottostante.
I tunisini, stremati, si erano persi nel bosco e rischiavano di precipitare — anche loro — in uno dei tanti precipizi della montagna.
La frontiera francese respinge tutti i migranti che vogliono raggiungere altri Paesi.
L’emergenza sociale è aumentata, il fenomeno dei passeur è aumentato enormemente da quando non ci sono più presidi istituzionali, da quando è stato chiuso il campo Roya dall’agosto 2020, dove i migranti, adulti e bambini, potevano trovare un ricovero provvisorio e gestito.
Ora i tanti migranti che si avvicinano alla frontiera per andare oltre si ammassano e si disperdono incontrollati, respinti e abbandonati a loro stessi, salvo una rete di volontariato che argina come può la situazione, con un pasto caldo, con un indumento pulito, una coperta. Precariamente.
Questa è la situazione ancora oggi, nonostante le cicliche morti proprio sul “Passo della Morte” o sugli altri passaggi non ufficiali (travolti sull’autostrada a piedi, annegati in mare, fulminati sul tetto dei treni…) che la CGIL Imperia ha ancora elencato pietosamente in questa ultima circostanza con una conclusione: “Ormai è chiaro a tutti che serve un campo di accoglienza, dove oltre al cibo siano disponibili anche le informazioni per evitare di affidarsi ai passeur e rischiare di morire.”
Il fenomeno migratorio è una responsabilità sovrannazionale.
Sulla nostra frontiera dal 2015 si vive una situazione inaccettabile, nel silenzio dei più.
Da una parte la Francia persegue la politica dei respingimenti.
Inutile scegliere la strada della militarizzazione, della repressione, della negazione di un’accoglienza di base, come sembra perseguire sul fronte italiano il Sindaco della Città di Ventimiglia Scullino.
Gli incidenti, le morti, il disagio sociale – dunque la sofferenza e l’insofferenza, entrambe tangibili — devono essere gestite e non taciute, restituendo dignità alle persone in transito e alla città tutta, nel più breve tempo possibile.
DC
articolo scritto dalla redazione de La voce del Circolo Pertini
N.d.R: L’opinione degli autori non coincide necessariamente con quella della Redazione.