Mancano circa sette mesi alle elezioni comunali a Genova. L’occasione è particolarmente importante per vari motivi.
È la prima consultazione che ha luogo dopo l’evento che più duramente ha colpito la città: il crollo del ponte Morandi.
Viene dopo il clamoroso successo della coalizione di sinistra a Roma, Torino, Napoli e Bologna.
E, per quanto riguarda la nostra regione, a Savona, dove l’elevata percentuale delle astensioni nella recente tornata amministrativa costringe anche noi a riflettere sugli argomenti, le motivazioni, i programmi che potranno persuadere a recarsi al voto gli incerti, gli scoraggiati, gli indignati per la pochezza della politica e dei suoi rappresentanti.
La redazione de La Voce del Circolo Pertini non ritiene di doversi ‘schierare’ in favore di un nome o di una coalizione.
“Bella forza!”, si dirà: le personalità latitano o esitano ad accettare un incarico tra i più difficili e rischiosi. Le forze politiche tradizionali sono ridotte allo stato non liquido ma gelatinoso.
In città si diffonde la rassegnata persuasione che ci si accontenterà di confermare il sindaco manager.
Quello che si è intestato la pronta ricostruzione del ponte e svolge di fatto un compito tipicamente ‘commissariale’.
Il punto è questo: ci dovremo accontentare di un sindaco manager, un commissario ruvido col personale, col culto americano dell’efficientismo, sensibile alle richieste della classe padronale?
Un recente sondaggio di ‘Genova che osa’ dice di no, che ‘Bucci può essere sconfitto’ e questa – si – è un’affermazione condivisa dalla redazione de La Voce del Circolo Pertini.
Secondo il sondaggio, il 32% degli intervistati ha risposto che ‘non o sicuramente non’ voterà per Bucci.
Questo a fronte di un 31% che è sicuro di votare per l’attuale sindaco.
Il 28% dichiara di non averci ancora pensato, mentre solo il 10% non andrà a votare.
Esiste quindi – a sette mesi dal voto – una percentuale di elettori di quasi il 40% di incerti, o fluttuanti o addirittura decisi in via principale a non recarsi al seggio.
Il risultato del sondaggio mostra, prima di tutto, che i genovesi sono tutt’altro che rassegnati alla conferma di Bucci.
L’ effetto ‘ponte’, intestatosi non senza ragione dal sindaco, sembra aver perso buona parte del suo appeal, com’era giusto e naturale.
In secondo luogo, a gran parte dei genovesi non è sfuggito il fenomeno di inesorabile degrado della città, specie nelle sue periferie.
Si sente a Genova la mancanza di un vero sindaco, capace di impersonare una comunità mai come oggi piegata su se stessa e divisa (la famosa ‘città divisa’, come negli anni ’60 l’aveva definita Luciano Cavalli, lo è sempre di più).
Abbastanza curiosamente, a un 32% di elettori che dichiarano di non voler più votare Bucci, si contrappone il 44% che valuta positivamente o molto positivamente il suo operato, contro il 25% che lo valuta negativamente e il 28%che non si esprime.
Quest’ultimo dato conferma l’opinione – diffusa – che vede in Bucci quel manager decisionista ed efficiente di cui la città aveva certamente bisogno, ma non considera lo stesso Bucci un sindaco dalla personalità e dal carisma necessari per portare Genova al rango – politico, culturale, economico e sociale – che le spetterebbe di diritto nel quadro nazionale.
MM
articolo scritto dalla redazione de La voce del Circolo Pertini
N.d.R: L’opinione degli autori non coincide necessariamente con quella della Redazione.