Ci rinuncio. Le mie buone intenzioni di scrivere un pezzo lucido, preciso, neutrale ma non troppo, sulle imminenti elezioni amministrative di Savona si sono miseramente perse nella miriade di articoli e soprattutto post elettorali letti.
Mi ha assalito un senso di colpa prepotente per non essere riuscita a godere pienamente di tutti i buoni propositi che ho letto. Prima che dal senso di colpa, però, sono stata sopraffatta da un’illogica euforia.
E se Savona fosse davvero così?
Con la vocazione turistica, il turismo religioso indoor, tutti ma tutti i quartieri della città ben sistemati, puliti e con i cittadini che fanno compere nelle botteghe sfoggiando un sorriso 300 denti?
E se diventasse davvero Capitale Europea della cultura? Se attirasse nel suo Campus studenti universitari da altre regioni e la popolazione di giovani foresti potesse abbassare anche solo di un pochino l’età media della città?
Poi vado a leggere meglio i numeri e vedo che nel 2020 Savona ha perso quasi 2800 abitanti. La mortalità è aumentata del 10%. Ma qui c’è di mezzo il Covid che non guarda in faccia nessuno, pro, no vax e negazionisti compresi. E allora che si fa?
È bello sognare, soprattutto quando hai 18 anni ed il grosso problema della tua vita è che cosa fare dopo l’esame di maturità. È bello anche quando i 18 anni sono passati e la laurea ti è servita perché l’hai presa ai tempi di “un laureato conta più di un cantante”.
I sogni continuano in una dimensione differente, quando cresci, ma l’immaginazione, quella rimane sempre fervida.
Di sicuro i candidati sindaco di Savona di questa tornata elettorale sono dei grandi ottimisti e dei fervidi sognatori.
Savona e la sua vocazione turistica, Savona e il Campus ombelico del mondo, Savona e i quartieri pieni di giovani e di attrazioni.
Ora Savona, rispetto a quando ero un’adolescente, è davvero cresciuta e cambiata moltissimo. Al di là della Torretta non si andava, mentre oggi la movida – che peraltro puntualmente da fastidio a qualcuno – offre ai giovani savonesi un po’ di vita serale e notturna in alternativa al grigiore delle altre zone della città.
Ecco, a parte la Darsena, che è stata una gradita novità anche per gli over 30, il resto di questa metropoli incompresa mi sfugge. Forse perché non c’è. Il che non vuol dire che non ci sarà, ovvio.
Mi riesce difficile pensare, però, basti eleggere un sindaco piuttosto che un altro per capovolgere le sorti della città della Torretta.
Sono anni che sento beatificare il Campus anche da coloro che, una volta eletti, non si sa che cosa ne abbiano fatto dei loro buoni propositi.
Il Campus, che è senza ombra di dubbio una realtà che tutti i cittadini savonesi si sarebbero dovuti impegnare a fare crescere, di anno in anno ha visto gradualmente diminuire i finanziamenti degli enti savonesi: Comune, Camera di Commercio, Unione Industriali, Provincia.
La sindaca ha ripetuto il suo mantra per 5 anni: “Abbiamo ereditato un deficit talmente grosso che non possiamo finanziare praticamente nulla.”
Anche il Conte Mascetti non riusciva a mettere insieme il pranzo con la cena, ma si era studiato il rinforzino, che mica poteva fare morire di fame moglie e figli.
A Savona no. Il Comune ha tolto energie vitali al Campus, ma ha mantenuto le tasse, quelle sì. E adesso che siamo in campagna elettorale ci sbandierano di nuovo questo fiore all’occhiello – cosa, peraltro, sacrosantamente vera – del Campus di Legino.
E poi?
Quando questi illustri personaggi si troveranno a dover decidere se e come tagliare o diminuire o aumentare i finanziamenti destinati allo studio dei giovani savonesi e non solo?
Aspettiamo di vedere che cosa succederà. Io spero con tutta me stessa di essere ingiustamente scettica e di dovermi ricredere. Nel mentre girano voci, ma sono soltanto voci, di ingenti supporti economici per la campagna elettorale di alcuni candidati. Aspettiamo i rendiconti comprensivi di spese elettorali e fonti di finanziamento.
Sono scettica, anzi, sbalordita, quando leggo della vocazione turistica di Savona.
Come, dove e quando esattamente? Cambiamo i Liguri della città con Riminesi, Toscani e Napoletani?
Non metto in discussione l’evidente bellezza del territorio: a Savona ci sono posti in cui mangiare e bere discretamente, chiacchierare e quant’altro. Ma è difficile trovare posto in condizioni normali, figuriamoci se si arriva da fuori e se non si ha prenotato.
Già è complicato arrivare a Savona con la situazione dell’A10 che temo non cambierà per parecchio tempo, visto il numero di gallerie da risanare che i signori del maglioncino ci hanno lasciato sul groppone….
È anche vero che c’è pur sempre il treno, ma a seconda delle tratte i viaggi diventano davvero troppo lunghi. E se arrivi a Savona alle 7 di sera è troppo presto per mangiare, così come alle 9 e mezza è troppo tardi. Questi turisti che vorrebbero anche decidere a che ora mangiare!
Ma il mantra savonese recita così: “La cucina è ancora chiusa, la cucina è già chiusa“. Una volta seduti si passa eventualmente al mantra numero due: “Torta di riso finita”. Tutte gentilezze tipicamente savonesi.
Tempo fa, in un ristorante, ho chiesto al cameriere che antipasto fosse quello segnato sul conto a 30 euro. Il solerte ragazzino mi ha iniziato tutto uno spiegone per rivelarmi che l’antipasto è quel piatto che precede il primo!
Commossa da cotanta spiegazione ho ringraziato il baldanzoso ventenne per la lezione e sono andata direttamente dal titolare: l’antipasto da 30 euro, come ben sapevo, non era stato consumato.
Nulla di grave, beninteso, solo chi non fa non sbaglia, ma perlomeno un po’ di gentilezza e cortesia sarebbero state gradite. In un colpo solo il cameriere scortese ha fatto perdere al ristorante due clienti, ma in realtà molti di più.
Possiamo però consolarci con il mare.
Abbiamo anche la Bandiera Blu, con tanto di articoli e striscioni appesi per la città.
Ma provate ad andare alle Fornaci cum famiglia per trascorrere una giornata in spiaggia… I problemi di viabilità sono quelli di cui sopra ai quali aggiungere il problema parcheggio: inesistente.
Macchina in spalla e potete tuffarvi nelle acque blu.
Che poi girare in macchina o in moto per Savona è un po’ come andare sulle montagne russe di Gardaland.
Buche ovunque dove puntualmente si rischia l’incidente. Buche democratiche, però, ci sono in tutta la città. Che siano un acchiappaturisti e non l’ho capito?
La verità è che Savona ha una vocazione turistica solo sul piano teorico.
Nei fatti, non ce la fa. E a poco possono le promesse elettorali dei vari candidati. Mancano le basi.
E mancano gli hotel per i turisti, i locali aperti a tutte le ore e che ti danno cena alle cinque del pomeriggio. Mancano i negozi dove poter misurare una maglia e poi un’altra senza che il commesso di turno te le riponga immediatamente subito a posto.
Certo è che questi non sono problemi politici. Tantomeno sono problemi imputabili a quanti in questo mese di settembre si preparano a chiedere il voto ai Savonesi.
E’ un problema nostro. Di noi tutti che dobbiamo fare pace con il cervello.
Vogliamo una Savona turistica? Bene, ma poi non possiamo lamentarci se la sera i turisti fanno festa fino a tardi e se di giorno pretendono i negozi aperti possibilmente con orario continuato.
Forse, però, basterebbe partire dalla base.
Più che andare oltre bisognerebbe tornare un po’ indietro. A quando Savona era decisamente più pulita di adesso, a quando gli enti preposti stanziavano finanziamenti per il Campus che attirava studenti.
Bisognerebbe tornare a quando trovare un parcheggio in centro – non pretendo alla stazione! – era fattibile più o meno a qualsiasi ora del giorno.
E se ritardavi dieci minuti non c’era la multa sotto il tergicristallo.
E per andare davvero oltre sostituire i vecchi autobus – che si fermano ogni tre per due – e che fanno letteralmente schifo.
Ci sarebbe bisogno di wc chimici, così gli autisti eviterebbero di utilizzare le aiuole o le stradine sopra l’Ospedale a mo’ di toilette.
Insomma, fino a quando Savona non sarà una città appetibile prima di tutto per i Savonesi che la abitano, mi chiedo come potrebbe assurgere a città turistica.
Fino a quando i Savonesi continueranno a preferire gli acquisti da altre parti – ed è ad oggi comprensibile – come mai i turisti dovrebbero affollare i negozi del centro?
La base, le basi.
I posti per gli asili, che è inutile fare convegni sul lavoro femminile, quando una donna non riesce ad iscrivere il proprio figlio all’asilo perchè non ci sono posti.
E se vuole portarli ai giardini, non ne trova. E se li trova fanno mediamente schifo.
Perché prima di decidere in quale angolo del salotto appendere un Picasso, devi essere certo di avere un appartamento con delle belle mura solide sotto e sopra. I dettagli arrivano dopo.
L’unica certezza, al momento, di questa fantasiosa campagna elettorale è questa: persone che da anni non frequento o addirittura non ho mai frequentato, mi chiedono l’amicizia, mi scrivono, condividono foto ed articoli. Poi li vedi per strada e manco ti salutano.
Vabbè. Evviva la campagna elettorale! Io, per non sbagliare, voto Antani!