Nei giorni bollenti dei Grandi del mondo riuniti a Genova nel 2001, c’erano anche le donne. Anzi, precedettero nel giugno di quell’anno, pacificamente e creativamente con la sola forza delle idee e della voglia di cambiamento, la zona rossa, gli scontri di piazza, le violenze, i pestaggi, la “mattanza” del luglio seguente.
Tante donne da tutto il mondo.
140 organizzazioni femminili e femministe, oltre 1500 attiviste: una esigenza di essere presenti come corpi e idee, donne diverse per storie, età, retaggi, unite nella denuncia sociale, culturale, economica della “deriva globalizzatrice”, non di diritti e di saperi ma di sfruttamento e disparità, soprattutto tra i sessi.
La voglia anche di portare un linguaggio dissonante rispetto a quello del dominio, in quel momento e in quella circostanza imperante, contro ogni genere di violenza. Convegni, riunioni, incontri, invasioni pacifiche e colorate della città.
Lo racconta Monica Lanfranco, giornalista, scrittrice, formatrice, femminista genovese (che fu protagonista come portavoce del Genova Social Forum per mandato della rete femminista Marcia Mondiale delle Donne, organizzatrice della “due giorni” di giugno) in un libro “VOI SIETE IN GABBIA, NOI SIAMO IL MONDO. IL PUNTO G. IL FEMMINISMO AL G8 DI GENOVA” (VandA Edizioni).
Un libro che è insieme esperienza personale e politica, sul significato di quei giorni e di quegli eventi di sangue e costrizione e anche una riflessione sui 20 anni passati da allora e sulle prospettive attuali di battaglie ancora vive ed attuali.
Il giugno di “Punto G-Genova, Genere, Globalizzazione” è stato lo sguardo femminista profetico riguardo alle conseguenze della globalizzazione neoliberista sulle comunità del mondo e sull’impatto che essa stava avendo (e avrà) sulla vita delle donne.
Il PUNTO G. sarà ripetuto nel 2011, nel decennale con il coinvolgimento delle giovanissime, la Rivista femminista Marea ne porterà avanti intrecci e riflessioni.
“Il privato è politico” ribadisce Monica Lanfranco in questo libro, non solo riferito a se stessa, ma anche ai tanti incontri con altri e altre di cui è impressa la sua memoria, in un’esperienza “che avrebbe cambiato la mia vita e quella di molte altre persone”.
Un momento fecondo nonostante tutto che dà spunti e temi di confronto ancora oggi.
“La morte di un ragazzo, la violenza istituzionale, quella di alcuni gruppi di facinorosi, il sangue, gli abusi, la ferita inferta alla democrazia e alla fiducia nelle forze dell’ordine hanno seppellito a lungo i contenuti dello sguardo femminista di allora che saranno fortemente profetici riguardo ai pericoli e all’impatto sulle nostre vite e sul pianeta della globalizzazione neoliberista. Questo sguardo, allora premonitore, è ancora oggi limpido, attuale e più che mai necessario” nel nostro essere al mondo consapevolmente e responsabilmente.
DC