Vent’anni fa, in questo 19 luglio, Genova diventava, contemporaneamente, sede del G8 e teatro di una delle più violente manifestazioni passate alla storia. Quelle scene di guerriglia riprese dalle tv locali fecero il giro del mondo restando ben impresse nella mente dei telespettatori.
In occasione di questo ventennale, noi di Liguria.Today abbiamo intervista lo scrittore Riccardo Amadio, autore de “La ragazza di Genova” – romanzo incentrato proprio sui fatti del 2001 – per ricordare insieme gli eventi di quei giorni.
Partiamo dal libro…
Il suo romanzo ruota intorno allo sguardo di una ragazza che viene inquadrato pochi secondi da una telecamera televisiva durante una manifestazione del G8. Uno sguardo che riesce a turbare l’animo e la mente del protagonista, Adriano Robbiani, fotografo e pubblicitario di successo, a capo dell’omonima agenzia di stampa internazionale, tanto che nonostante le molte “distrazioni” che la sua vita gli offre non riesce a toglierselo dalla testa. “Lo sguardo di un volto che può far capire di colpo, in un istante, più verità di mille proclami”. Secondo lei è davvero possibile rimanere turbati in questo modo dallo sguardo di qualcuno che si è appena intravisto?
Penso di sì, anche se mi rendo conto che a qualcuno può sembrare inverosimile o perlomeno un po’ forzato. “Gli occhi sono lo specchio dell’anima” afferma un vecchio modo di dire e io sono abituato a rapportarmi con le persone guardandole negli occhi. Diffido di chi sfugge allo sguardo ed è per questa ragione che non ho mai avuto delusioni nel corso della mia vita, nel giudizio sulle persone.
Ventennale del G8: ricordando i fatti di Genova
Veniamo adesso all’attualità. In questi giorni ricorre il ventesimo anniversario dai fatti del G8 di Genova. Perfino in coloro che, all’epoca, erano poco più di bambini gli eventi di quei giorni sono rimasti comunque impressi nella mente. Non tanto per averli vissuti in prima persona, ma anche per il solo fatto di averli visti alla televisione. Nei telegiornali, nei talk show, nei programmi di approfondimento pomeridiano o serale. A qualunque ora, in quei giorni, quando si accendeva la tv passavano immagini di devastazioni, incendi, violenze, atti di vandalismo e rivolta. Una vera e propria guerriglia urbana dove il confine tra “buoni” e “cattivi” era difficile da distinguere per chi, innocente, non capiva a pieno cosa stesse succedendo tra le strade della propria città. Lei quei momenti sicuramente se li ricorda bene. Secondo lei, a distanza di 20 anni, è cambiato qualcosa dopo i fatti di Genova? La lezione di quei giorni è servita?
Purtroppo devo rispondere che da quei fatti e da quei giorni non sono venuti ripensamenti e nuovi intenti circa l’attuale modello di sviluppo delle nostre società da parte del pensiero politico dominante. Sicuramente da noi in occidente ma temo anche in altre parti del mondo. Preferisco non entrare nel giudizio politico di quel che avvenne in quei cortei, anche se a distanza di tempo molte cose si sono chiarite e le condanne inflitte al nostro Paese per la gestione dell’ordine pubblico dall’Alta Corte di Giustizia dell’Unione Europea rappresentano un forte monito per l’opinione pubblica.
Ventennale del G8 e non solo…
Come lei ricorda bene nel suo libro, il 2001 non è stato solamente l’anno del G8. E’ stato l’anno dell’introduzione dell’Euro, ad esempio. E poi è stato anche l’anno dell’attentato alle Torre Gemelle di New York, quando il centro della city newyorkese, oggi nota come “Ground Zero”, è stata rasa al suolo da due dirottamenti aerei ad opera delle forze terroriste islamiche. Il famoso 11 settembre entrato ormai nei libri di scuola e nelle memorie del mondo intero, e in particolar modo degli americani, feriti proprio nel cuore della loro Grande Mela. Un dichiarato e deliberato attacco al Cuore della Democrazia Occidentale da parte dei fondamentalisti islamici che ha totalmente stravolto la vita politica e internazionale degli anni successivi. E di cui ancora oggi, a distanza di 20 anni, viviamo le conseguenze. Secondo lei, gli attentati di New York, avvenuti a pochi mesi di distanza dai fatti di Genova, possono aver distolto l’attenzione da quanto accaduto qui in Italia, portando conseguentemente le persone a non assorbire completamente l’importanza di quanto accaduto tra le nostre strade?
Non credo che l’introduzione dell’Euro o l’abbattimento delle Torri Gemelle di New York ad opera del terrorismo islamico siano state influenzate da quanto accaduto a Genova. Anche se indubbiamente l’enormità di quegli attentati contribuì a offuscare e rendere secondari gli avvenimenti accaduti a Genova e a scompaginare il messaggio che quella gioventù entusiasta intendeva mandare ai Potenti della Terra. In gioco c’era il loro stesso futuro e il destino del nostro Pianeta: la continuità di quanto iniziato a Seattle.
Gli sconvolgimenti climatici e i continui disastri che ne conseguono in ogni parte del mondo per un modello di sviluppo che non indietreggia e non intende mettersi in discussione sono la dimostrazione che a Genova si é persa una grande occasione di cambiamento.
2001: un anno passato alla Storia.
Alla luce di tutti questi eventi di portata nazionale e internazionale (e di quelli che non si è citato) si potrebbe dire che il 2001 sia stato un anno che ha fatto un po’ da spartiacque tra la “relativamente tranquilla” vita di fine ‘900 (ci riferiamo in particolar modo ai “relativamente tranquilli” anni ’80 e ‘90) e l’inizio di questo terzo millennio. E’ d’accordo?
Per me l’anno 2001 è stato davvero un “annus horribilis” perché ha dato inizio a un nuovo secolo e a un nuovo millennio nel modo peggiore. Un modo che neppure avrebbe potuto essere immaginato dal più pessimista futurologo solo qualche decina di anni prima. Mi auguro che almeno di questo si sia fatto tesoro in questi ultimi tempi e che i segnali che incitano a un reale cambiamento di passo nella politica e nell’economia possano cominciare ad affacciarsi in occidente e in altre parti del mondo.
Un ultima curiosità.
Lei conclude il suo libro con una frase di chiusura che – se non si è letto il libro – potrebbe apparire un po’ nichilista. Una frase che potrebbe lasciar intendere che ormai è troppo tardi per provare a migliorare le cose. E’ così?
No, c’è molto da fare. E si dovrebbe cominciare proprio da noi, dall’Occidente e dalla vecchia Europa, se solo si comprendesse finalmente che il tempo a disposizione sta per scadere. La Nazione militarmente più potente del mondo, gli Stati Uniti d’America, non deve essere lasciata sola a governare l’ordine mondiale. Quanto sta accadendo a Cuba, nonostante il voto a grandissima maggioranza dell’ONU per la fine del blocco intorno all’isola, deve costituire un monito a intraprendere politiche destabilizzanti per Nazioni considerate subalterne o addirittura nemiche. E’ necessario che questi paesi si convincano di essere una grande Nazione pari alle altre grandi potenze mondiali: Unione Europea, Russia, Iran, Arabia Saudita, Cina, India, Giappone, Australia.
Tutte le Nazioni, medie o piccole, più o meno importanti che siano, sono necessarie per mantenere la pace e ricercare uno sviluppo sostenibile e rispettoso della Natura.