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In
alta val Trebbia esiste un
edificio spettrale, memore di uno dei periodi più bui della nostra storia come l’
epoca fascista.
Tra le numerose libertà negate o limitate dal regime di Mussolini infatti c’erano anche quelle inerenti il tempo libero e l’educazione dei bambini nel periodo estivo.
Nel 1934, a Rovegno, l’architetto Greco progettò questo edificio razionalista, inquietante ancora oggi, che doveva ospitare le vacanze di migliaia di ragazzi.
Arrivò ad ospitare 500 posti letto e la maggior parte dei bambini provenivano dalle famiglie genovesi che, secondo i dettami del duce, sarebbero dovuti andare ad imparare le regole di convivenza del giovane italiano del domani.
La colonia di Rovegno però fu famosa per gli orrori e le morti, non per i sorrisi e gli schiamazzi degli adolescenti.
Nella primavera del 1944 le forze partigiane iniziarono ad ottenere successi sostanziali nel territorio, fino ad usare l’edificio della colonia come base. E la Val Trebbia divenne una cosiddetta zona libera partigiana.
Sono i libri del giornalista Giampaolo Pansa a raccontarci una verità di morte ed eccidi dal 1945 in poi. Quando la colonia si tramutò in prigione dove furono giustiziati e sepolti nei boschi limitrofi numerosi membri delle Brigate Nere e dell’esercito tedesco.
Se è vero che i morti non sono tutti uguali, è altrettanto vero che ogni deceduto merita il rispetto ed il silenzio anche se morto per un’idea sbagliata.
Oggi la Colonia di Rovegno è un edificio silenzioso, abbandonato e con una cupa eredità che grava sulle sue spalle.
Ma questo non ha purtroppo impedito alcuni atti di vandalismo su una lapide commemorativa o danni a causa di qualche rave party musicale.
Quel che è certo è che non esiste neanche più il lontano ricordo dei bambini. E in mezzo ad un
territorio affascinante come la Val Trebbia resta un fantasma architettonico a ricordare di quale orrore sia capace il genere umano .