Oggi andiamo in provincia di Imperia per fare un breve giro nella valle del torrente Steria, all’interno dell’area un tempo occupata dal “Lucus Bormani“, insediamento romano nel grande bosco sacro che andava da Capo Cervo a Capo Berta.
Uscendo dalla A10 al casello di San Bartolomeo al Mare ci troviamo…. a San Bartolomeo, appunto.
Tra le località balneari della Riviera dei Fiori non è certo la più famosa, pur avendo il suo “fan club” sparso tra Piemonte, Lombardia e Germania. Fan Club che apprezza la sua spiaggia, gli alberghi, il porticciolo turistico e la passeggiata ombreggiata dai pini.
San Bartolomeo ha però anche un piccolo patrimonio di storia da offrire ai suoi visitatori:
ci sono due piccoli centri storici, uno più vicino al mare raccolto intorno all’elegante santuario trecentesco della Madonna della Rovere e uno più interno con la chiesa di San Bartolomeo.
I condomini di seconde case sono lì vicino ma entrambi i nuclei di case antiche sembrano – perché lo sono stati per secoli – piccoli borghi di campagna. Rovere, con la piazzetta suggestiva (ancor di più durante gli eventi serali estivi) ha vicino anche un’area archeologica.
Eh sì, perché qui c’era una mansio romana, un edificio destinato alla sosta dei viaggiatori e al cambio dei cavalli lungo la Via Julia Augusta; un autogrill-motel di duemila anni fa, insomma.
Da qui, diversi secoli dopo i carri e i cavalli dei romani, sono passati i pellegrini che percorrevano il ramo costiero del Cammino di Santiago diretto a Compostela.
Intorno al duplice centro di San Bartolomeo al Mare ci sono i “gumbi” (i frantoi ad acqua), molti olivi di varietà taggiasca, mimose, coltivazioni di carciofi, un campo di tiro con l’arco, le “caselle” in pietra dei pastori, ponti e fontane di epoca forse romana…
Un bell’itinerario pedonale (con pannelli esplicativi) che inizia presso la cinquecentesca torre barbaresca sul lungomare risale e discende la valle.
Percorrendolo si va alla scoperta di tutte queste piccole chicche. Decisamente San Bartolomeo è un luogo per appassionati di minuzie storico-artistiche più che per “semplici” turisti balneari.
Un’altra “minuzia”, che tanto minima non è, si trova a Chiappa, frazione di alta collina a monte dell’autostrada: è un cippo miliario dell’antica Via Julia Augusta, datato “decimo anno dell’impero di Cesare Augusto” dove si legge che la distanza da Roma è di 533 miglia.
Da Chiappa è bello salire verso Tovo Faraldi, un paesello che gode di una bella vista sino a Capo Berta e Diano Marina.
Lungo la strada si incontrano panchine da cui godersi il panorama, prendere il sole, ammirare i voli dei rapaci sopra la boscaglia silenziosa, ascoltare i cinguettii degli uccelletti e lo scampanio del bestiame sui pascoli del Pizzo d’Evigno.
Siamo nel comune di Villa Faraldi: borgate di mezza costa al confine tra gli oliveti e il bosco, esposte al sole e panoramiche, ciascuna con la sua brava chiesa (coloratissima e decoratissima quella di San Lorenzo a Villa, che custodisce una lapide tombale del I secolo d.C.).
Qualcuno ha detto che sono luoghi “senza arte né parte”… ok sono paesini semplici che non danno nell’occhio, ma piacciono – giustamente – ai tanti stranieri che scendono in Liguria per trovare già in febbraio il sole e gli alberi fioriti. E per godersi l’olio dei frantoi locali e il mare dell’estate senza doversi sopportare anche il bailamme delle notti della Riviera.
Perché da Tovo, Villa, Deglio e Riva Faraldi ci vuole un attimo a scendere sulle spiagge al mattino e un attimo a risalire al fresco delle colline alla sera per dormire sonni tranquilli e silenziosi nelle case in pietra ben restaurate che si aprono su viuzze popolate da gatti, biciclette e vasi di piante fiorite.