In attesa della Legge nazionale ,sul consumo del suolo, ferma in Parlamento da alcuni anni, l’onda di cemento prosegue inarrestabile la sua corsa ad un ritmo molto preoccupante. 21.400 km quadrati sono stati sottratti a spazi agricoli nel corso degli ultimi anni.
Il fenomeno non è un fatto isolato ma colpisce l’intero territorio nazionale. Troppo lontano ci appare il 2050 , anno in cui secondo gli obbiettivi europei, bisognerà arrestare il consumo netto di suolo, ovvero si potrà cementificare soltanto laddove si è liberata superficie, attraverso demolizioni o deimpermeabilizzazioni .
Trentanni sono molti, secondo l’ultimo rapporto dell’ ISPRA , Istituto per la protezione dell’ambiente, solo nel 2019 altri 57 km quadrati di suolo sono stati sottratti alla Natura. Il suolo è uno degli elementi fondamentali per l’uomo. Nel suolo si produce il cibo vegetale per l’ uomo, si sfamano i bovini e altri animali da fattoria, svolge una serie infinita di funzioni utili al sostentamento della vita, trattiene l’acqua piovana , trattiene la Co2, ospita un terzo della biodiversità terrestre, non è infinito e va ricordato che il suolo come risorsa non è rinnovabile, una volta cementificato o avvelenato dai pesticidi perde tutto il suo valore e la sua funzione.
Uccidere il terreno è una circostanza che espone l’uomo ad un pericolo molto serio. L’ impiego diverso del suolo da quello di area agricola comporta una alterazione biofisica irreversibile. Le associazioni ambientaliste premono affinchè il Parlamento riprenda in mano l’iniziativa legislativa sul consumo di suolo e la porti a termine.
“E’ ora di dire basta al consumo di suolo e iniziare quella strada del cambiamento che si chiama rigenerazione urbana.” Questo è il momento di riutilizzare gli spazi abbandonati, gli edifici improduttivi le residenze sfitte.
Nella visione del Ministero della transizione ecologica rientra perfettamente la visione della difesa del suolo a fronte di un rinnovato utilizzo di spazi abbandonati. Adesso dobbiamo iniziare a recuperare suolo smettendo di costruire nuove residenze essendo noto che nel nostro paese vi sono 7 milioni di case sfitte, un terzo del patrimonio abitativo. Dobbiamo lavorare per ridare dignità ai nostri centri storici e alle periferie integrandole nel tessuto urbano. A vantaggio di una scelta di questo tipo va ricordato l’ immenso lavoro che si andrebbe a creare per professionisti, tecnici e artigiani. Dobbiamo sempre tenere vivo nella nostra mente che la nostra impronta ecologica è già andata oltre la capacità di rigenerarsi del pianeta .
Stiamo andando verso un incremento della popolazione mondiale che ci porterà nel 2050 a sfiorare i 10 miliardi di individui spalmati in un pianeta che in equilibrio con le risorse a disposizione ne potrebbe sostenere un quarto come era nel 1975 .Se non inizieremo una dieta globale dei nostri consumi quelli che ci attendono potrebbero essere periodi molto complicati. Obbligatoriamente ciò che dobbiamo fare è quello di rientrare nei limiti fisici dell’ unico pianeta che abbiamo.