Durante la conferenza stampa di ieri pomeriggio il Presidente del Consiglio Mario Draghi si è lasciato andare a un “prudente ottimismo” per quanto riguarda la situazione epidemiologica nel nostro paese. E ha annunciato il nuovo Decreto Ristori insieme alle prossime mosse del governo per far ripartire dal prossimo 26 aprile tutte le attività all’aperto.
«Con questa decisione – ha spiegato Draghi – il governo si prende un rischio ragionato. Si dà precedenza alle attività all’aperto, così come anche alla ristorazione a pranzo a cena e alle scuole – tutte – che riaprono completamente in presenza nelle zone gialla e arancione, mentre in rosso si continuerà con la modalità che alterna lezioni in parte in presenza e in parte a distanza».
Quelle di ieri sono dunque buone notizie per la categoria dei ristoratori.
Una delle maggiormente colpite da questa pandemia. Una categoria che, tra le proprie priorità e richieste fatte al Governo e alle istituzioni locali in questi mesi di proteste e sacrifici, ha sempre chiesto una soluzione che li aiutasse a programmare in tranquillità le proprie attività.
Questo è quanto emerso dalle dichiarazioni che noi di Liguria.Today abbiamo raccolto nei giorni scorsi in alcune interviste ai ristoratori liguri.
Matteo Costa, vicepresidente dell’associazioni ristoranti F.E.P.A.G. e proprietario de Le Cicale in Città in via Macaggi a Genova, ad esempio, ai nostri microfoni ha parlato di nutrire ancora speranza, nonostante le enormi difficoltà quotidiane. Speranza, soprattutto, che gli italiani non perdano la voglia di uscire nuovamente, di tornare a socializzare e di conoscere posti nuovi, perché “dietro al ristorante c’è un enorme lavoro realizzato da fornitori, collaboratori e dal personale che – tutti insieme – formano la famiglia dietro il ristorante”.
Un po’ più scettico invece è stato il commento di Barbara Adenè titolare, con Claudio Schiaretti, de La Cantina Clandestina in salita Pallavicini a Genova. Scetticismo per lo più nei confronti del nuovo Decreto, che però – al momento dell’intervista – doveva ancora essere reso noto.
Il criterio di valutazione del fatturato per l’ottenimento dei ristori – di cui parla Barbara – sembra comunque che non sarà il solo metodo di valutazione per la distribuzione dei sostegni.
Nella conferenza stampa di ieri pomeriggio, infatti, Draghi ha sottolineato come nel nuovo Decreto: “Valutiamo un criterio che riguarda l’imponibile e non solo quello del fatturato”.
Anche in questo caso, sembrano dunque arrivare buone notizie. Forse. E usiamo il condizionale perché, visti i precedenti, ci sembra saggio andare con i piedi di piombo quando si tratta di aspettative.
Forse – speriamo – non si tratterà più di “elemosina”, come dice Barbara. Ma l’esperienza insegna cautela. E di aspettare di vedere, per credere.
Rimandiamo pertanto l’ardua sentenza ai prossimi mesi. Quello che è certo è che da oggi tutto cambia. O meglio, sembra dover cambiare dal 26 aprile prossimo.
Quando finalmente i ristoranti potranno riaprire anche a pranzo.
Dovendo comunque adeguarsi a regole sanitarie molto stringenti. Ma forse ne varrà la pena, se servirà a incentivare il ritorno dei commensali e – specialmente – dei turisti nei locali.
Nelle nostre interviste ai ristoratori liguri, Nicolò Dellepiane, titolare dell’American Bar Ristorante Master in piazza Martiri della Libertà a Santa Margherita Ligure, infatti, nei giorni scorsi ha dichiarato: “la mancanza del turismo straniero ha costituito una perdita pari al 30 per cento del fatturato per la località del Tigullio durante la scorsa estate. Quest’anno, la decisione di chiudere bar e ristoranti in occasione delle festività pasquali, dei fine settimana, del 25 aprile e del 1° maggio, ha contribuito a peggiorare una situazione economica compromessa già da tempo”.
Della stessa opinione è stato anche Dario Plona, gestore del ristorante Terraefuoco sito sul lungomare di Arenzano. Che però nonostante tutto, è sempre rimasto ottimista guardando al nuovo Decreto Draghi come una speranza di ripartenza.
La riapertura diurna farà contenti molti ristoratori.
A cominciare da Roberto Di Salvatore, titolare del Lamùri in via Cravero a Genova, che ci ha confidato: “il ristorante è presente nel quartiere della Foce da sedici anni e la maggior parte del fatturato era garantito dall’apertura in fascia serale”.
Ora staremo a vedere se, con i nuovi ristori annunciati, il Governo darà risposta a ristoratori come Giuseppe Leone proprietario dell’Ostaja dò Ciûmmin, in via Bartolomeo Parodi a Ceranesi, che la settimana scorsa ha dichiarato: “il Governo dovrebbe erogare indennizzi congrui e in tempi rapidi per colmare le perdite accumulate durante l’anno”.
“La consapevolezza di dover convivere con il virus ancora per molto tempo, lo porta a precisare che: “Lo Stato deve cominciare a programmare un piano per le riaperture, altrimenti i ristoranti, insieme ai bar e alle altre attività commerciali rischiano di chiudere per sempre”.
Articolo di Elisabetta Majocchi
Videointerviste a cura di Elisabetta Majocchi e Igor Fossa