C’è un fascino misterioso nei reperti del passato: osservare un fossile, passare la mano sopra una roccia incisa, pensare che percorriamo oggi gli stessi sentieri che hanno già solcato altri uomini nel passato. Sentieri su cui hanno lasciato segni della loro presenza che raccontano una cultura antica, dove l’esperienza quotidiana si mescolava a riti e credenze.
Facciamo un viaggio indietro nel tempo, seguendo il Sentiero archeologico del Parco del Beigua: un facile percorso di circa 3 km che si snoda all’interno della faggeta, tra Piampaludo e Prato rotondo.
Grazie al modesto dislivello, l’itinerario è adatto a tutti, ovviamente con gli scarponcini ai piedi. E può essere parte di un’escursione più lunga, seguendo il Sentiero Natura del Parco che da Prato rotondo porta alla Torbiera del Laione, zona umida protetta che ospita un raro patrimonio di biodiversità, come il Tritone crestato e la Drosera rotundi folia, piccola pianta carnivora.
Una gita adatta anche ai più piccoli, che possono toccare le incisioni e provare a fantasticare sul significato dei simboli,
trovando un riscontro a quello che spesso studiano solo sui libri di scuola.
Percorrendo il Sentiero archeologico si incontrano cinque calchi che riproducono fedelmente, in dimensioni reali, alcune delle rocce incise più interessanti ritrovate nell’area del Geoparco, affiancate da un pannello illustrativo che aiuta a interpretarne i segni.
La scelta di ricorrere a delle riproduzioni in luogo degli originali ha una doppia valenza: da un lato permette di valorizzare il patrimonio di arte rupestre di questi luoghi, rendendolo accessibile a tutti.
Dall’altro assicura l’integrità dei reperti autentici, che conservano le tracce indelebili della storia, le credenze, i cerimoniali e le informazioni sull’organizzazione delle attività dell’uomo.
La Roccia del Dolmen fittamente incisa e la Grande Roccia con le coppelle raggiate indicano l’uso pratico che veniva fatto della loro superficie.
E asce in pietra verde, la caratteristica serpentinite del Beigua, venivano affilate e rifinite su queste rocce, lasciando profondi solchi verticali.
Poco oltre incontriamo la Roccia dell’Orologio, un masso di forma triangolare infisso nel terreno, probabilmente con la funzione di segnare il tempo in base alla posizione dell’ombra dello gnomone, prevedendo così eventi particolari, come ad esempio il solstizio d’estate.
Sulla Pietra Scritta invece si ritrovano particolari segni probabilmente rappresentativi delle decisioni prese per la gestione dei pascoli, confermando dunque sul Beigua una presenza assidua di gruppi di pastori, ancora poco dediti alle attività agricole.
La presenza dell’uomo su queste montagne fin dai tempi del Neolitico è confermata anche dal ritrovamento nella zona di Alpicella, sopra Varazze, di reperti come i caratteristici vasi a bocca quadrata.
I pastori, che a seconda della stagione si spostavano con le greggi tra la costa e i pascoli in quota, probabilmente riconoscevano nel Beigua la divinità della montagna, che comandava sulle forze della natura e sugli eventi meteorologici che l’uomo ancora non sapeva comprendere o spiegare: i violenti temporali, i fulmini e quegli improvvisi addensamenti nuvolosi che in un attimo potevano nascondere tutto e che anche oggi, in certe giornate, avvolgono le faggete del Beigua in un’atmosfera cupa e misteriosa.
Ed ecco allora che i segni ritrovati sulle rocce assumono anche un significato più mistico, arte e culto che si fondono nella dimensione religiosa dell’uomo antico, forse tentativi di trasposizione del messaggio divino o piuttosto riti propiziatori per placare le ire della montagna, che parlava attraverso la violenza dell’acqua o il rombo del tuono.
Con il passare del tempo alle incisioni rupestri più antiche si sono sovrapposti simbolismi legati alla progressiva cristianizzazione e, in tempi più recenti, forse per un processo di emulazione, scritte e simboli moderni tracciati da chi, incontrando la roccia sul proprio cammino, ha voluto lasciare un segno del proprio passaggio.
In tutta l’area del Beigua sono stati censiti un’ottantina di siti di arte rupestre, cinquanta dei quali all’interno dell’area protetta.
Ma ancora oggi può capitare di scoprirne di nuovi, come accaduto qualche mese fa ad alcuni escursionisti, che hanno segnalato agli esperti del Parco alcune tracce sulle rocce, ben nascoste dalla vegetazione, che sono risultate ancora non catalogate.
Quindi, occhi aperti, che da escursionisti ad archeologi per un giorno il passo è breve!
Per informazioni sul Sentiero Archeologico: www.parcobeigua.it