“E noi fummo tra gli ulivi / come un popolo antico / nella sua cattedrale: / ogni speranza era lì, / ogni nostra sicurezza era lì, / negli ulivi“, Giovanni Boine.
Se c’è un luogo in cui si può comprendere con chiarezza il senso emotivo e culturale di questi versi del poeta Giovanni Boine è la Val Prino, nell’entroterra di Porto Maurizio.
Val Prino: colline aperte, luminose, con borgate di fondovalle o di mezzacosta circondate da olivi, olivi, e ancora olivi.
I boschi e i pascoli erbosi stanno lassù, alle quote più alte.
Dal casello di Imperia Ovest sulla A10 dirigiamoci verso l’interno seguendo via Tommaso Littardi, corso Salvador Allende, il ponticello dei Coppi Rossi e la SP11.
Può essere piacevole compiere due brevi deviazioni: una salendo a sinistra verso la bella chiesa romanica di San Giorgio e il soprastante compatto borgo di Torrazza; l’altra verso destra per percorrere (a piedi) il ponte “romano” di Clavi che dà accesso all’Oratorio di San Martino, che ha beneficiato alcuni anni fa dell’attenzione del FAI, Fondo Ambiente Italiano.
Riprendendo la Provinciale arriviamo a Dolcedo, o meglio a Piazza, capoluogo di questo comune ricco di borgate sparse sulle colline.
Piazza fu un importante centro di mercato ed è bello ammirare il ponte dei Cavalieri di Malta eretto nel 1292 per scavalcare il torrente.
Possiamo poi divagare tra le numerose frazioni salendo a Lecchiore e al Santuario dell’Acquasanta nascosto nei boschi. Ci sono dei laghetti graziosi, poco a monte del Santuario.
Un’altra divagazione è verso il borgo di Bellissimi, celebre per le sue mongolfiere (grazie anche al FAI).
Con la SP 43, poi, si può salire ancora sino alla solitaria chiesetta quattrocentesca di Santa Brigida su un crinale silenzioso che sale al monte Faudo, vetta di panorami e di greggi.
Torniamo a Piazza, in fondovalle: la SP39 sale verso l’Antica Contea di Pietralata. Queste colline erano feudo dei Lascaris, conti di Tenda, per passare ai Savoia nel 1576.
Siamo nel comune di Prelà e prima di entrare in Molini di Prelà date un’occhiata al bel ponte asimmetrico in pietra.
A Molini è interessante la chiesa di S. Giovanni del Groppo col portichetto affrescato, il polittico di San Sebastiano del 1547, i pannelli didattici che raccontano la Civiltà delle Fasce (patrimonio immateriale dell’Unesco) e il campo della Petanque Prelà – il gioco di bocce tipico della Provenza diffuso anche nell’estremo Ponente ligure.
Da Molini saliamo verso Valloria, il “paese delle porte dipinte” famoso anche all’estero per questa insolita forma di arte figurativa, per i suoi murales e per il Museo delle Cose Dimenticate.
Ancora più in alto incontriamo Tavole e Villatalla, borgate perse nei boschi che un tempo furono stazioni lungo trafficate vie commerciali (quando le merci viaggiavano sui muli) abitate da famiglie di commercianti che per onorare i loro paesi finanziarono la costruzione di grosse chiese barocche abbellite da polittici di pregio.
E già che siamo qui non possiamo dimenticare un altro sport popolare ben diffuso in queste vallate insieme alla petanque: la pallapugno, roba per veri sportivi, altro che il calcio….
Scendiamo a Molini e risaliamo il versante orientale della valle per raggiungere le borgate del comune di Vasia, membro dell’associazione delle “Città dell’Olio“.
Giunti a Pantasina conviene deviare lungo la SP93 per ammirare il panorama dal piazzale del Santuario della Madonna della Guardia, che sembra antica e romanica anche se non ha ancora cent’anni di vita; un bel falso storico, falso ma bello.
Tornati a Pantasina proseguiamo verso il sottile borgo di crinale di Prelà Castello con i ruderi del castello Lascaris. Da qui, dopo aver attraversato Vasia capoluogo con l’alto campanile della sua chiesa scendiamo tra gli olivi verso Porto Maurizio lungo la SP40 ammirando sui crinali a levante i ruderi della solitaria chiesa di Sant’Andrea di Moltedo.
Nella giusta stagione la discesa si percorre godendo del contrasto cromatico tra il verde argenteo degli olivi e il rosso, il giallo, il bianco delle reti stese sotto gli alberi per raccogliere le olive senza che si danneggino toccando terra.
Porto Maurizio è la “metà genovese” di Imperia ed è un vero borgo ligure,
in parte arroccato sulla collina del Parasio e in parte a ridosso del mare. Sulla collina, intorno all’enorme duomo neoclassico, ci sono caruggi, archivolti, l’Oratorio San Pietro, le logge Santa Chiara e il silenzioso piazzale del Parasio.
Sul mare, Borgo Foce più “marinaro” e Borgo Marina più “balneare”, con il Museo Navale, la Spiaggia d’Oro, il porto turistico e la biennale manifestazione internazionale delle Vele d’Epoca.
Forse Imperia, e Porto Maurizio come parte di essa, non è considerata una città di grande interesse turistico ma ciò è un errore perché al di là della gastronomia (olio e olive ma anche la cucina di mare, la pissalandrea…) tra i suoi caruggi e le sue spiagge c’è tutto il fascino della Liguria più autentica.