“No foibe, no party”. Con tali manifesti (ovviamente abusivi) si sveglia questa mattina Genova. I manifesti, firmati “Genova Antifascista”, inneggiano alle foibe scatenando il giusto sdegno in molti.
L’unione degli istriani denuncia l’accaduto: “Nel capoluogo ligure sono stati affissi nelle scorse ore alcuni manifestini abusivi dal chiaro messaggio oltraggioso dei nostri drammi. ‘No Foibe, no party‘, si legge sui placati lordati di stella rossa, firmati ‘Genova antifascista‘, che hanno infastidito e indignato molti di noi. Come sempre, quando si tratta di offese a danno delle nostre tragiche vicende, la legge è magnanima, al punto che questa iniziativa non costituisce reato alcuno”.
“Ben diverso sarebbe stato qualora oggetto dell’ingiuria fossero stati i campi di sterminio nazisti” concludono.
Alla denuncia si associa anche il presidente del comitato “10 febbraio” Emanuele Merlino.
“I nostalgici del comunismo assassino del maresciallo Tito – ha dichiarato Merlino – colpiscono ancora con adesivi dal contenuto disgustoso affissi in città da elementi ben conosciuti dell’antifascismo locale, i quali non trovano di meglio da fare che continuare a diffondere appelli all’odio. Invitiamo l’amministrazione comunale, che sappiamo sensibile all’argomento, a defiggere i deliranti manifestini e soprattutto a costituirsi parte civile in un procedimento a carico di chi ha ideato e attuato l’affissione abusiva”.
Sull’argomento interviene anche il deputato della Lega Massimiliano Panizzut: “Inneggiare alle foibe è una aberrazione storica contro gli stessi italiani. Una vergogna da denunciare in tutte le sedi visto che l’incitamento all’odio, al comma 3 dell’articolo 414 del codice penale, prevede il divieto di apologia di delitto. Non solo il 10 febbraio, in occasione del Giorno del Ricordo, ma tutto l’anno. Finora il centrosinistra a Genova non ha preso le distanze. Un silenzio assenso che brucia in democrazia più del negazionismo antidemocratico della sinistra radicale. Siamo pronti con una proposta di legge per punire tali atti al pari del negazionismo sull’Olocausto”.