Ripartiamo ora da Brugnato per raggiungere con la SP 566 Sesta Godano, erede della “terra di Goano, qual contiene trenta foghi”, come scrisse lo storico Agostino Giustiniani nel 1537.
Questo comune occupa alcune piccole valli sul versante sinistro del Vara che salgono verso il panoramico monte Gottero (1639 mt, la vetta più alta dello Spezzino).
Qui troviamo alcuni borghi montani ben conservati: a Groppo e a Rio i vicoli in pietra sono protetti dalle teste “apotropaiche” in ardesia scolpita; Cornice e Mangia, invece, sono borghi fortificati con percorsi coperti e strade fatte coi ciottoli del torrente.
I sentieri per trekking salgono verso l’Alta Via dei Monti Liguri tra chiesette campestri e orti dove si coltivano gustose varietà locali di fagioli:
i borlotti di Mangia si seccano al sole e si consumano con la salsiccia o lessati e conditi con poco olio; il cannellino della val di Vara, invece, è bianco, morbido, ottimo bollito e condito con olio. Infine, il “senerin”, color cenere, è buono “comedà” (accomodato) con le salsicce.
Da Sesta la SP1 sale poi verso altre frazioni – Airola, Chiusola, Orneto – e sconfina in Toscana, anzi in Lunigiana, nome che deriva da quella città di Luni che mi fa pensare a una versione di latino tradotta al liceo che parlava della “caducità delle cose umane”. Luni, infatti, fu un grande porto commerciale ai tempi di Roma e ora sono ruderi solitari nella campagna.
La Lunigiana è la valle del fiume Magra percorsa dalla via Francigena, importantissima “piedostrada” medievale europea. Tagliata da un confine regionale bislacco non è né ligure né toscana, è un unicum che personalizza ciò che ha ricevuto dalla geografia e dalla storia.
Nei secoli fu contesa tra Malaspina, Estensi, Lucca, Genova, Firenze. Chi lasciò più tracce furono i Malaspina di cui rimangono una trentina di castelli sparsi fra boschi, pievi medievali e borghi in pietra.

Itinerari Lunigiana
Scendendo dal crinale si attraversano le borgate di Zeri. Da Patigno è piacevole salire verso Zum Zeri (per gli amici “lo Zum”), la più settentrionale località sciistica della Toscana, tra immense faggete che a volte l’umidità del mare nasconde dentro nebbie che fanno perdere il senso del tempo e dello spazio, suscitando “emozioni” degne del grande Lucio Battisti.
Più in basso bucolici boschetti, forse abitati da ninfe e fauni, si accendono di notte con migliaia di stelle. Nei pascoli zampettano gli agnelli di Zeri (Presidio Slow Food), razza ovina autoctona di montagna.
Da qui si possono ammirare le vette Apuane e l’Appennino Tosco-Emiliano e poi scendere a Pontremoli, città di buona cucina, edifici medievali e negozi liberty.
Nel suo diario di viaggio, che divenne poi la “traccia” da cui prese forma la Via Francigena, Sigerico vescovo di Canterbury, nel 990, la chiamava “Puntremel”.
Molto bello è bighellonare sotto la Torre del Campanone e scavalcare il Magra sul pons tremulus in pietra, per nulla tremolante.
Il Castello del Piagnaro, invece, osserva la città dal suo colle
e lo Sdrucciolo del Castello sale all’elegante edificio e al Museo delle Statue Stele della Lunigiana, che raccoglie quei misteri della preistoria ligure-toscana che sono le figure umane stilizzate scolpite nella pietra durante le età del Rame e del Bronzo, di cui ancora oggi resta l’oscuro significato (forse astronauti alieni?).

Infine eccoci a Pontremoli, la capitale dei testaroli, che se sono “artigianali pontremolesi” sono Presidio Slow Food. Il testo è una teglia (sotan) con un coperchio (sovran) dove si pone una pastella di farina, acqua e sale che verrà cotta al fuoco di fascine.
Ne escono i testaroli, una piadina a lunga conservazione che si spezza a mano, si tuffa in acqua bollente “ferma” e si gusta come primo piatto condita con formaggio o pesto genovese o sugo di funghi.
Conclusa la visita, sarà ora di imboccare l’autostrada A15 e tornare a casa. Pronti per il prossimo itinerario…
Gian Antonio Dall’Aglio