Il 13 gennaio, quando Matteo Renzi stacca ufficialmente la spina al Governo, sono in molti a vedere quel gesto come un atto senza senso. Ma l’esperienza ha insegnato che l’ex Rottamatore difficilmente fa qualcosa senza un preciso scopo.
Iniziano a uscire sondaggi che mostrano le intenzioni di voto in caso nascesse un “partito di Conte” o in caso il Premier diventasse il leader ufficiale del Movimento 5 Stelle ed è chiaro che il grande sconfitto, in entrambi i casi, sarebbe il PD.
Ma se Conte è un potenziale nemico del PD, perché è Renzi a dichiarargli guerra, dicendo in pratica che sosterrà qualsiasi governo basta che non sia guidato dall’Avvocato del Popolo?
Non dimentichiamo che nel PD i renziani non sono tutti scomparsi. Italia Viva ha accolto i “coraggiosi”, che hanno fatto il salto nel buio per il loro leader, ma in molti, più timidi (o prudenti) sono rimasti all’interno della casa madre, magari anche per volontà dello stesso Renzi. Perché un cavallo di Troia può sempre servire.
Secondo i più esperti, la strategia dell’ex Premier è formata da 3 principali mosse.
1)Conte fuori dai giochi a tutti i costi. Il Premier è il pericolo numero 1 per chi aspira a riempire lo spazio “di centro” dell’elettorato italiano. Quindi tutti gli altri vanno bene, che siano Di Maio, Fico, Gentiloni, Sassoli o chiunque altro.
2)Mettere il PD nella mani di Bonaccini. Il Governatore dell’Emilia Romagna è uno dei pochi “personaggi forti” del PD, pochi altri possono aspirare al dopo Zingaretti. E, guarda caso, Bonaccini è renziano. Che oggi fa finta di distanziarsi un po’, ma sempre renziano è.
3)Grazie a Bonaccini e ai suoi cavalli di Troia, Renzi torna più forte nel PD. Non è detto che si chiamerà ancora PD, ma il contenitore sarà quello.
E’ un’impresa titanica. Ancora più ambiziosa di quelle in cui Renzi si è imbarcato in passato. E’ una scommessa ed è difficile capire quante siano le probabilità che abbia successo o che fallisca, lo si scoprirà nei prossimi giorni. Ma dare Renzi per spacciato è un errore fatto già troppe volte.