Con la vittoria del Genoa sullo Spezia è ufficialmente iniziata l’era Ballardini 4.0.
Il presidente Enrico Preziosi ha richiamato lo storico condottiero ravennate, ormai specializzato in salvezze miracolose, per risollevare le sorti di un Grifone ferito e in caduta libera verso la Serie B.
E se la scaramanzia, a Genova, è di casa, a far sperare i tifosi genoani non sono solo le tre salvezze su tre ottenute sulla panchina rossoblu. A parlare, per Ballardini, sono soprattutto i numeri: con il Genoa ha raccolto 120 punti in 83 partite, una media di 1,43 punti a partita.
Una cifra che moltiplicata per le 38 giornate di un ipotetico campionato fa 54 punti: numeri da Europa League, più che da quartultimo posto (quello che, ancora una volta, gli viene richiesto).
Un rendimento super che si ripropone nella doppia esperienza a Palermo (08/09 e 15/16), dove Ballardini finì vittima di un altro presidente piuttosto eccentrico, Maurizio Zamparini: in rosanero la media del mister fu addirittura di 1,46 punti a partita.
Cifre che scemano, però, se si guardano le esperienze a Cagliari, nel 2012 (1,14 p/p) e a Bologna (0,7). Con la Lazio, su 34 partite, un giovane Ballardini ne vinse solo 9 (media punti a partita 1,09), una percentuale troppo bassa in relazione alla qualità della rosa.
Insomma, una parentesi lieta a Palermo e una consolidata tradizione vincente sotto la Lanterna. Da Zamparini a Preziosi, Ballardini sembra essere a suo agio con presidenti dall’animo mutevole. Ma è a Genova che ha trovato l’elisir di lunga vita.
Tommaso Imperato