La rivista scientifica americana “ Nature communication Earth and Enviroments” ha pubblicato una relazione secondo la quale anche se si arrestasse l’effetto del global warming la calotta glaciale resterebbe comunque compromessa in maniera irreversibile.
La Groenlandia perde massa ghiacciata con una velocità tale da non poter più essere rimpiazzata dalle periodiche nevicate invernali.
Lo scioglimento dei ghiacci è arrivato al “punto di non ritorno”.
Si è arrivati a questa conclusione dopo aver preso in esame le osservazioni degli ultimi 30 anni della calotta di ghiaccio presente nell’isola dell’Oceano Atlantico settentrionale.
La ricerca si conclude con una lapidaria sentenza: non vi è più equilibrio tra la neve che normalmente si accumulava sulla superficie nei mesi invernali rispetto alla velocità con cui i ghiacci rilasciano l’acqua nell’ Oceano. La cosa ancora più drammatica è che, secondo lo studio anche se l’uomo interrompesse la sua attività antropica il processo di scioglimento proseguirebbe ancora a lungo. Nel 2019 la grande isola ha perso 1 milione di tonnellate di ghiaccio al minuto per un totale di 532 miliardi di tonnellate di ghiaccio.
Un record mai raggiunto negli ultimi 800.000 anni.
Le immagini che ci giungono dai satelliti GRACE della NASA ci testimoniano che il volume di acqua rilasciato nell’ Oceano è pari a 7 piscine olimpioniche al secondo.
Questo sversamento massiccio porterà inevitabilmente come conseguenza diretta ad un innalzamento del livello dei mari da 2 metri entro i prossimi 50 anni a 6 metri alla fine
del periodo di scongelamento.
Facile comprendere come la situazione possa assumere dimensioni catastrofiche per tutte quelle città che hanno sviluppato la loro crescita lungo le coste di tutti i mari del mondo.
Si prevedono già entro i prossimi 10 anni migrazioni di persone sempre più massicce dalle coste all’entroterra.
Cosa possiamo fare per evitare questa catastrofe planetaria?…Niente. Troppo tardi .
Secondo Michalea King dell’ istituto americano Byrd Polar and Climate Reserch Center la calotta glaciale continuerà inesorabilmente ad assottigliarsi.
Non va meglio ai ghiacciai di casa nostra.
I ghiacciai italiani sono sempre più limitati in estensione e volume.
Secondo il catasto dei ghiacci negli ultimi 50 anni l’area totale coperta dal ghiaccio è passata da 527 mila km quadrati a 368 mila.
Una riduzione del 30%. Con questo ritmo entro la fine del secolo avremo perso l’ 80%.
Ghiaccio vuol dire acqua per irrigare le colture, per dissetare gli animali e gli uomini, energia per muovere le pale idro elettriche.
Una vera catastrofe a cui solo uno sparuto gruppo di addetti ai lavori o ambientalisti convinti riservano la dovuta attenzione.
Il tempo delle conseguenze incombe su di noi come una minaccia ineluttabile, mai l’uomo in tutta la sua storia si è confrontato con una situazione climatica analoga. La desertificazione e la riduzione delle precipitazioni porteranno al collasso della nostra civiltà.
La scienza sta cercando di comunicarci questi scenari da almeno 70 anni.
Il 97% degli scienziati che studiano la biosfera hanno deciso di sottoscrivere nel 2015 un documento chiamato Warning for Umanity avente come destinatario le Nazioni Unite in cui vengono posti in evidenza i rischi per i popoli della terra qualora si proseguisse con il comportamento business as usual. Ad oggi nessuna seria decisione degna di nota è stata assunta.
Il tempo delle scelte è trascorso invano.
Walter Pilloni
Divulgatore Ambientale